Può essere pericoloso e fuorviante interpretare in senso troppo spirituale e intimistico la frase di Cristo agli Apostoli “Vi do la mia pace”, come se riguardasse solo la pace dello spirito. I cristiani dei Paesi in cui è viva la persecuzione contro di loro, quelli che l’Isis ha uccisi, straziati, umiliati e resi schiavi cosa ne penserebbero?
In effetti di fronte ai dolori e ai drammi dell’uomo che la storia continuamente ci ripropone, è facile la tentazione di dare un’interpretazione tutta spiritualistica della promessa di Cristo; questa però ha il sapore di una soluzione di comodo, che è inefficace per i laici e dice poco anche alla parte laica che rimane nei credenti.
In realtà la promessa ha pieno valore in senso escatologico: quando Cristo sarà tornato a giudicare l’umanità e cieli e terra saranno rinnovati allora la sua realizzazione sarà totale e perfetta.
Questo non vuol dire che qui in terra oggi non vi possa essere pace, tutt’altro; però siamo sullo stesso piano del Regno di Dio: esso è già in mezzo a noi ed ogni giorno è in cammino, ma la sua realizzazione si completerà dopo il ritorno di Cristo.
Continua a leggere l’articolo di Zeno Davoli su La Libertà del 14 maggio
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