Consiglio d’Europa e legge 194: Federvita non ci sta

FederVita Emilia Romagna al gioco delle parti che si sta ripresentando rispetto alla Legge 194 non ci sta. Dopo l’assemblea regionale di domenica scorsa, che ha visto la partecipazione attenta e attiva di quasi tutti i Movimenti, i Centri per la vita, i Servizi e le Case di Accoglienza, intende partecipare all’ennesima diatriba su una legge controversa e combattuta partendo dall’esempio più virtuoso che ha in Regione: quel Protocollo di Forlì che ha innalzato considerevolmente gli indici di accoglienza della maternità difficile, arrivando attorno al 10% di certificazioni annullate.

Sinergia, rispetto, fiducia. Sono le tre parole chiave alla base del protocollo sottoscritto nel 2004 (ma entrato in vigore a febbraio 2007) tra Comune di Forlì, Ausl del comprensorio forlivese e il privato sociale del territorio per una piena applicazione della legge 194. L’accordo non solo è ancora in vigore ma, per certi aspetti, è stato recepito nelle linee guida in materia di interruzione volontaria di gravidanza della Regione Emilia Romagna. La sinergia è intrinseca in un atto che non registra molti casi simili – Forlì nel 1996 fu il primo Comune in Italia a costituire la Consulta delle famiglie – e che fa dire ad Angela Fabbri, fondatrice e presidente del Centro aiuto alla vita forlivese, «sia nella costruzione del protocollo, sia nella formazione del personale, sia nel monitoraggio dell’attività, siamo sempre stati alla pari con gli altri enti coinvolti. Quanto messo in atto è stato fatto tutto alla luce del sole». E sempre nell’assoluto rispetto della legge 194.

Lo dimostra l’opuscolo informativo realizzato nell’ambito del protocollo e facilmente raggiungibile dalla home page del sito dell’Ausl di Forlì, predisposto in dieci lingue (italiano, inglese, francese, arabo, albanese, bulgaro, polacco, russo, rumeno e cinese), dal titolo significativo “Siamo con te nella gravidanza. Per non essere sola, per essere libera di scegliere”. «C’è tutto nel libretto – elenca Fabbri – sostegno a te e alla coppia, aiuto economico, lavoro, casa, aiuto nella gestione dei figli, assistenza sanitaria, servizi speciali, centri per le famiglie».

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Non sono solo parole, frasi scritte. Sono soprattutto vita vissuta e vita data. «Quanto è emerso in questi giorni a seguito della decisione del Consiglio d’Europa – spiega la presidentessa del Cav di Forlì – non corrisponde alla nostra esperienza. Il percorso per chi vuole abortire è facilitato, i tempi di attesa sono pressoché nulli. Nel gruppo c’è un ginecologo che non è obiettore eppure è lui che dice che, soprattutto alle donne recidive, i colloqui devono essere resi obbligatori. È importante questo aspetto perché davvero si sta banalizzando il dramma stesso dell’aborto. Mi preme ribadire che ci muoviamo sempre nell’ambito delle leggi esistenti».

E aggiunge: «Ben venga un rinnovato interesse per l’applicazione della L. 194/1978 purché non vengano censurate le necessità di prevenzione del fenomeno abortivo, che la stessa legge indica agli operatori pubblici e privati e che troppo spesso sono rimaste sistematicamente disattese, enfatizzando invece ipotetiche difficoltà di accesso in realtà inesistenti (i numeri degli aborti e le statistiche locali e nazionali lo dimostrano). Oggi, di fatto, una donna di fronte ad una gravidanza problematica – conclude Angela Fabbri – spesso non trova risposta alle sue domande più profonde, rischiando di compromettere davvero la sua libertà».