Divina Misericordia: la festa all’Arcispedale

Con le riflessioni di padre Justo Antonio Lo Feudo

“Misericordes sicut pater”: il tema dell’Anno Santo della Misericordia ha avuto un risalto particolare la domenica in albis – il 3 aprile – festa della Divina Misericordia, istituita da san Giovanni Paolo II e celebrata in diverse chiese della città, con estesa e profonda partecipazione di credenti.
Nella cappella dell’Ospedale, ove si tiene dal 1° gennaio 2008 l’adorazione perpetua, per l’occasione c’è stata la straordinaria partecipazione di padre Justo Antonio Lo Feudo, italo-argentino, missionario della Santissima Eucarestia, che fa missioni in tutto il mondo per l’apertura di sempre nuove cappelle di Adorazione perpetua (www.adorazioneucaristicaperpetua.it).
“Prima di chiedere perdono al Signore – ha detto all’inizio della santa Messa – dobbiamo per primi perdonare chi ci ha offeso o danneggiato: le persone verso le quali portiamo rancore, astio o forse odio…ad esse dobbiamo pensare esprimendo il nostro sincero perdono”.
Prima della Messa si è tenuta un’ora di adorazione guidata, con letture tratte dal Diario di santa Faustina e riflessioni sul tema della Misericordia, che si riversa su di noi se anche noi l’avremo riversata sui nostri fratelli. La fede si manifesta poi nell’abbandono, ma noi troppo spesso abbiamo le porte chiuse per paura e… “si sta facendo buio nel mondo”… per cui serve la nostra conversione.
Padre Justo nel parlare della recita della Coroncina della Divina Misericordia ha sottolineato come essa sia un’offerta dell’Eucarestia, recitando la quale ognuno di noi diviene sacerdote, in forza del suo battesimo. Ogni sacramento porta con sé la sua grazia ma l’Eucarestia ci porta Gesù stesso e nella santa Messa dobbiamo partecipare attivamente, come se tutti noi fossimo sul Golgota. Cristo è infatti in mezzo a noi e come Tommaso possiamo esclamare “Mio Signore e mio Dio”, con il nostro atto di fede.

Leggi tutto l’articolo di Maria Alberta Ferrari su La Libertà del 16 aprile

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