L’accoglienza? «Mantiene viva» la vita

Le parole di don Zanni e le condivisioni delle coppie

Procederà pure “lentamente”, come dice don Daniele Patti introducendo i lavori del 15° convegno annuale, ma il cammino delle Famiglie del Gelso procede, questo è sicuro. Di cuore in cuore, di casa in casa, di preghiera in preghiera.
La mattina di sabato 2 aprile all’Oratorio di Santa Croce, a Reggio Emilia, ne è una piccola grande riprova. Mentre i bambini dei partecipanti si intrattengono volentieri all’esterno dall’aula magna con un team di baby sitter, i genitori danno anima e voce a questo incontro sull’accoglienza familiare, e nella tavola rotonda, seguita da tanti altri interventi spontanei, tra una lacrima e un sorriso, raccontano un pezzo della propria storia per l’edificazione comune. Provare per credere.
Ci pensano i fratelli delle Case della Carità a costellare di senso il percorso, con i loro pensieri che trasudano umanità. Ognuno consegna alcune parole chiave per mantenere aperte le porte della vita. “Contagio” e “cortile” sono quelle di don Patti. Don Romano Zanni, vicario episcopale per la Carità e le Missioni, ne aggiunge altre due, “martirio” e “profezia”, non prima di avere donato all’uditorio un’intensa riflessione a partire dal vangelo di Matteo (capitolo 10, versetti 34-42) e in particolare dalla frase “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 9 aprile

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