E’ da circa 30 anni che si è iniziato a parlare della bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo e mai come ora sembra giunta al via, quando ormai appare decisamente superata dagli eventi per la superstrada Modena-Sassuolo a 4 corsie a soli 5 km di distanza, il potenziamento della provinciale sul versante reggiano del Secchia ed il notevole calo di produzione nel distretto ceramico per la delocalizzazione ed internazionalizzazione del settore.
Nonostante la nuova realtà, una somma di interessi ha condotto il Decreto “Sblocca Italia” a ritenere la bretella di “preminente interesse strategico”, da realizzare “in cambio” del rinnovo della concessione alla società Autobrennero in assenza di gara pubblica. E poco importa se l’ opera (per un importo di ben oltre 500 milioni di euro) ricalca di fatto il tracciato di 15 anni fa: cioè lungo la sponda modenese del fiume Secchia per poi attraversare la zona degli acquiferi di Marzaglia che alimentano l’ acquedotto di Modena, calpestando persino il più grande pozzo che probabilmente sarà chiuso (vedasi mappa zona Marzaglia ricostruita da carte Tav, Anas e Prg).
Come poco importa se nel frattempo il territorio circostante è stato devastato dai nuovi Poli di escavazione ghiaia più grandi a livello regionale, con volume di oltre 5 milioni di mc. e realizzato il nuovo Autodromo di Modena.
Ma trasparenza ed interesse pubblico richiederebbero una “complessiva” Valutazione di Impatto Ambientale, di fatto una Valutazione Ambientale Strategica (VAS) corrispondente alla nuova realtà che purtroppo non è stata eseguita, perchè col Decreto “Sblocca Italia” è stato ridotto il livello di guardia di rispetto ambientale nel caso in cui le opere siano dichiarate di “interesse strategico”. E ciò nonostante la recente approvazione del Decreto di riforma del “Codice degli Appalti”.
Già l’ impatto ambientale della sola Bretella eseguito nel 2000 dalla TAV è stato definito a “rischio idrogeologico molto elevato” : lascio immaginare la valutazione che ne scaturirebbe nella realtà attuale, “sommando” l’ atrofizzazione del territorio nel frattempo intervenuta per le nuove cave (la cui profondità di oltre 12 mt ha già raggiunto la prima falda), oltre al generale sconvolgimento del clima ormai riconosciuto da tutti.
In definitiva, considerato che il tracciato previsto dell’ arteria scorre in gran parte sulla conoide del Secchia nel tratto Sassuolo-Formigine che alimenta gli acquiferi di Marzaglia, una zona molto vulnerabile, a monte della quale vi sono le nuove cave, nel tempo sarà alterato anche lo stato delle falde più profonde e il rischio della potabilità delle acque che alimentano Modena diverrà più che reale.
E nessuna seria garanzia in merito può essere data (salvo il monitoraggio periodico di campioni d’ acqua), perché l’ idrogeologia non è una scienza esatta. Ciò nonostante, si sta assistendo ad un “assurdo”: malgrado tanti politici in privato siano ormai convinti dell’ inutilità di tale arteria (persino diversi imprenditori orientati ad un prodotto “green”, per non parlare della pubblica opinione), in pubblico tuttavia preferiscono non esprimersi perchè non è “opportuno” dissociarsi pubblicamente. Che succederà dopo che gli stessi campi acquiferi di Cognento non sono più utilizzabili? Tutti dovremmo aver coscienza che l’ acqua e l’ ambiente sono i beni fondamentali da preservare poiché legati alla qualità di vita ed alla salute di tutti noi, beni sempre più preziosi in quanto sempre più rari. Ed è per questo che il mondo intero, dal Protocollo di Kyoto nel 1997 in poi, si vede “costretto” a imporsi sempre più limiti, pena danni ben maggiori come tutti ormai abbiamo potuto sperimentare.
LE ALTERNATIVE
E la sostenibilità ambientale passa anche attraverso il non spreco di territorio che, nel caso in esame, dovrebbe essere rinaturalizzato, dando luogo alla creazione di un parco del Secchia, aperto alla fruizione scolastica e del tempo libero, con varie attività di volontariato, sportive e ricreative, utili anche a favorire nuovi stili di vita in rapporto all’ ambiente.
Nella nuova realtà, occorre pertanto il coraggio di riconoscere che il “vantaggio competitivo” delle nostre imprese ceramiche non può risiedere in una bretella autostradale che condurrebbe al solo recupero di qualche minuto da parte del traffico pesante (se utilizzata, essendo a pagamento), ma nell’ affrontare l’ irrisolto nodo da decenni della mancanza di logistica del trasporto nel completamento dei carichi, oltre alla costruzione di una “diversa” bretella che non genera inquinamento: quella ferroviaria fra gli scali merci di Marzaglia e Dinazzano, in mancanza della quale Dinazzano sarà sottoutilizzato per la concorrenza autostradale.
E l’ assenza della bretella non pregiudica affatto l’ eventuale realizzazione della tangenziale di Rubiera, in passato inserita al suo interno senza una reale visione programmatica. Infatti, il più logico, breve e lineare tracciato dovrebbe essere viceversa a sud della Via Emilia, “in continuo” con le tangenziali di Reggio e di Modena cui ricongiungersi senza irrazionali deviazioni a nord. Ed il tracciato di minor impatto da verificare in primis dovrebbe essere quello contiguo al tracciato di servizio dell’ Alta Velocità. Occorre inoltre prendere atto che nell’ era della globalizzazione dei mercati e dell’ innovazione digitale, il vero “vantaggio competitivo” delle imprese dipende soprattutto da “infrastrutture immateriali” ed è in tale direzione che bisogna proseguire, dopo che le nostre principali aziende ceramiche hanno raggiunto l’ eccellenza nel modello “Industria 4.0”, basato sull’ ottimizzazione dei processi, la qualità e l’ innovazione dei prodotti e la riduzione delle scorte. Occorre quindi fare “sistema”, individuando altri progetti che consentano di accedere anche alle risorse erogate dai fondi strutturali europei nei vari settori, utili per la coesione del territorio e con ben maggiore ricaduta occupazionale ed economica, come il recupero idrogeologico di parti del territorio montano. Fra i tanti, basti pensare al dissesto della zona di Canossa per la quale non si trovano i finanziamenti, in spregio alla nostra cultura ed alle enormi potenzialità turistiche. Ma quanto detto richiede visione del futuro, cultura, passione e sincero desiderio del bene comune. In una parola, richiede “vera politica”. Lasciatemi illudere che ciò sia ancora possibile. La devastazione del paese di Marzaglia che ne seguirà qualora fosse dato il via alla bretella potrà anche non interessare i non residenti, ma specie alla cittadinanza di Modena abbiamo sempre ricordato che in realtà “i campi acquiferi di Marzaglia sono le falde della città”. Ora, almeno, prima che sia troppo tardi, nessun cittadino potrà più dire: “non sapevo”. Da ciò un rinnovato appello alla responsabilità di tutti per preservare l’ acqua patrimonio comune e la sostenibilità ambientale, con la proposta di un confronto pubblico con le Istituzioni, forze politiche ed economiche sulle alternative descritte.
Ing. Gianbattista Messori