“Questa storia parla di speranza. Di una scelta fatta per amore, che ha generato amore. Potevamo scegliere il buio, potevamo allontanare tutto in un attimo, con un semplice «no». Abbiamo scelto la vita, la vita di Lucy. E Lucy ha illuminato la nostra. Ogni pagina racconta di un piccolo passo fatto, di un pezzetto di strada, percorsa con fatica e con speranza…”. Si apre con queste parole – mentre la scena esce gradualmente dal buio in cui era immersa prima dell’inizio, e la luce si diffonde sui protagonisti, mentre sul megaschermo scorrono immagini di bellezza, panorami sconfinati e dettagli della vita della natura, mentre la musica si fa più intensa, in un crescendo lento ma costante… – lo spettacolo “Il mondo di Lucy”. è il racconto della storia di una bimba ‘speciale’. Del resto, il suo stesso nome parla di ‘luminosità’, e il suo visetto vispo già da solo dice più di mille parole. Ma per alcuni, in primis per i dottori che ne seguirono la gestazione, la sua pareva un’esistenza non meritevole d’esser vissuta. Specie dopo che l’ecografia morfologica rivelò come la piccola fosse affetta da due sindromi contemporaneamente, quella di Down e quella di Dandy Walker, una combinazione potenzialmente ‘esplosiva’, per la quale non esiste tuttora documentazione medica. A quel punto, ai genitori sconsigliarono di farla nascere, suggerendo la strada dell’aborto.
Continua a leggere l’articolo di Matteo Gelmini su La Libertà del 19 marzo
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