Romena, casa della Misericordia

Maria Teresa Abignente parla a chi ha un lutto da elaborare

Dal 1991 la pieve romanica di Romena, nel Casentino in provincia di Arezzo, è la “casa della Misericordia”. Giungono a quest’eremo immerso nel verde persone ferite dal dolore o in cerca di un nuovo equilibrio interiore. Fra queste mura quasi millenarie vive ed opera una fraternità nata dalle ferite interiori di don Luigi Verdi, un sacerdote toscano. Dopo 7 anni di ministero sacerdotale in una parrocchia della diocesi di Fiesole don Luigi viene assalito da molti dubbi. Decide di andare a fondo di questa crisi e per questo richiede al proprio vescovo un anno durante il quale lasciar emergere le domande che lo assalgono e approfondire il senso della propria vita. Il vescovo accorda l’anno di pausa, che don Luigi usa abitando luoghi differenti: fa il barista in un bar frequentato prevalentemente da camionisti e prostitute, vive tra i campesinos in Bolivia, fa un’esperienza nel deserto.
Alla fine di questo anno esce fortificato nella sua decisione di essere prete, ed anche deciso a cambiare il suo modo di vivere, consapevole che la crisi derivava soprattutto dall’esigenza di accettare se stesso, non ancora corrisposta anche a causa di una disabilità fisica.
Così nasce la Fraternità di Romena, un luogo di accoglienza che ospita molte persone in ricerca, offrendo loro percorsi che possano portare all’accettazione di sé, con tutti i propri dubbi e difficoltà, ed alla conoscenza del Signore Gesù.
In 25 anni le proposte della Fraternità di Romena si sono strutturate intorno a tre corsi “base” incentrati sulla parabola del figliol prodigo e sul suo percorso di ritorno a casa.

Continua a leggere l’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 12 marzo

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