Le zucchine su Amazon

Tra i tanti protagonisti dell’industria digitale, mi colpisce il ruolo sempre più preponderante rivestito da Amazon. Il gigante americano dell’e-commerce è entrato prepotentemente nelle nostre vite mettendoci a disposizione ormai tutto quello che si può comprare, in modo sempre più facile e veloce.

È notizia di pochi giorni fa l’aggiunta dei prodotti ortofrutticoli freschi – ma anche di surgelati, affettati, pane, pasta, caffè, bibite e vini – alle circa ventimila referenze già acquistabili tramite Amazon Prime Now, il servizio via app che offre consegne entro un’ora dall’ordine (con 6,90 euro di sovrattassa) o massimo in due ore (gratis!) a Milano e in 34 comuni dell’hinterland del capoluogo lombardo.

Prime Now è l’ultima clamorosa frontiera di Amazon, già in grado di garantire col servizio Prime la spedizione gratuita in tutta Italia in un solo giorno lavorativo di oltre un milione di prodotti (a fronte di un canone annuale di meno di venti euro) di ogni categoria merceologica.

Intendiamoci, la spesa alimentare fatta online e consegnata a domicilio non è una novità. Anche nel nostro Paese sono presenti da tempo siti specializzati come Supermercato24 e le stesse grandi catene della GDO si sono già organizzate per rispondere a questa esigenza. Senza contare poi gli svariati esempi di siti e applicazioni che, in quasi tutte le città, recapitano a casa pizza, hamburger, sushi e menu etnici di vario genere.

amazon

L’ingresso sulla scena di Amazon potrebbe tuttavia cambiare le carte, anzi, le pietanze in tavola. La mia sensazione è che la mossa del colosso di Seattle trasformerà la spesa online da vezzo per pochi inguaribili digital addicted a prassi comune, così come è avvenuto a suo tempo per libri e dischi e progressivamente per tantissime altre categorie merceologiche.

Lo so, l’insalata e la mozzarella vogliamo vederle, toccarle e magari annusarle prima di metterle nel carrello, ma in fondo fino a pochi anni fa su internet non ci fidavamo ad acquistare quasi nulla: il numero di carta di credito da comunicare a sconosciuti, i tempi lunghi di attesa, l’incertezza sulla qualità, l’impervio percorso da seguire in caso di resi erano più che concreti elementi di dissuasione.

Poi è arrivato Amazon (per la cronaca sbarcato in Italia a fine 2010), che fa tutto bene e subito, con la sua gamma infinita e con un servizio clienti impeccabile. Amazon ha saputo così conquistare la nostra piena fiducia, tanto che non ci facciamo grossi problemi a permettergli di conoscere le nostre informazioni e i nostri desideri più intimi e che siamo anche disposti a pagare qualcosa in più pur di anticipare il fatidico momento dell’apertura del pacco di cartone marrone.

Amazon vuole, Amazon ottiene. È questo che mi fa pensare che prima o poi sarà normale ordinare le zucchine su Amazon.

Amazon non è tuttavia solo e-Commerce. I suoi servizi di hosting e clouding per le imprese (Amazon Web Service) stanno sbaragliando la concorrenza, buona parte dei siti che navighiamo ogni giorno risiedono infatti sulle sue macchine server potenti e affidabili.

Gli Amazon Studios producono contenuti multimediali e serie tv di successo (chiunque può proporre la propria idea e, se il progetto piace, farsela finanziare) ed entro pochi mesi Amazon Prime Tv farà concorrenza a Netflix anche in Italia con i suoi film e le sue fiction in streaming.

Insomma, ovunque ti giri Amazon c’è. Un altro Grande Fratello, come e forse più di Google, a cui negli USA e in Europa ha già sottratto una sensibile fetta delle ricerche dirette finalizzate allo shopping.

Poi, come in tutte le storie di successo della Digital Economy, ci sono anche i lati oscuri, nel caso di Amazon si tratta in particolare delle denunce sulle condizioni disumane a cui sarebbero sottoposti i dipendenti. Ma questa è un’altra storia…

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