“Anche questo è un uomo”: un detenuto si racconta

La mattina del 16 dicembre, nella sala Rossa del Municipio di Reggio Emilia, si è svolta la presentazione del libro di racconti ‘Anche questo è un uomo. Dialoghi e racconti dal carcere a microfoni spenti’ di Milan Mazic, detenuto nel carcere di Reggio Emilia.
Nato a Zemun (Serbia) il 20 settembre 1953, e attualmente detenuto nel carcere di Reggio Emilia, Milan Mazic racconta come nella casa circondariale si sia trasformato da esempio negativo a modello positivo.
I racconti di Milan Mazic parlano della vita del carcere e di come i carcerati vedono la vita esterna attraverso le sbarre, carica di nostalgia, rimpianti, difficoltà nei rapporti interpersonali. Ironia, saggezza pratica e relazioni umane sono gli ingredienti delle storie raccontate, che mostrano le anime del carcere.
Mazic definisce i suoi scritti “dialoghi e racconti a microfoni spenti”, proprio per accentuare la difficoltà di comunicazione dovuta sì all’isolamento ma anche ai pregiudizi che portano a tenere lontano chi è recluso, anche se ha pagato il suo debito.
Alla presentazione hanno partecipato, oltre all’autore Milan Mazic, il vicesindaco del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi; Paolo Madonna, direttore degli Istituti penali di Reggio Emilia, e Marco Ruini, responsabile di Libera Università Neuroscienze Anemos, che ha curato la pubblicazione dell’opera.

Carcere - libro Milan Mazic - copertina“Nello scrivere questo libro – ha detto Mazic – mi sono chiesto: Se prima di finire in carcere, del meglio della vita ho preso solo il peggio, perché ora dal peggio non trarre il meglio? Spesso i detenuti vengono dipinti come persone ignoranti o poco intelligenti, ma non è così: con questo libro ho cercato di dare voce ai carcerati, ai reclusi, a chi paga i propri errori con la perdita della libertà”.
“Questo libro – ha detto il vicesindaco Sassi – parla di detenzione e pena, temi delicati che spesso vengono trattati sottobanco o in maniera retorica. Quando si affrontano questi argomenti, invece, bisogna sforzarsi di abbandonare toni retorici, richiamando il valore e l’importanza dei singoli contributi di ciascuno nella quotidianità, nell’aiutare gli altri. Questo impegno è il valore aggiunto di una città che lavora giorno dopo giorno con un senso dell’etica, intelligenza e passione, veri elementi che fanno la differenza, senza effetti speciali”.
“Con questo libro – ha detto il direttore Madonna – Mazic trasmette un mondo di emozioni e sensazioni che non ci si aspetterebbe di trovare all’interno del carcere, un posto che normalmente immaginiamo solo come un luogo popolato da persone molto lontane e diverse da noi. Le storie di Mazic, invece, ci riguardano da vicino e hanno sullo sfondo la speranza del cambiamento”.
Ruini ha infine ricordato il lavoro dei volontari dentro al carcere e ha ribadito come “i racconti di Milan Mazic ci obblighino a metterci in ascolto, offrendo il punto di vista di chi sta scontando la pena e diversi spunti per aprire una riflessione sul carcere e sul suo ruolo di reinserimento di chi ha sbagliato”.
Il ricavato della vendita del libro, la cui realizzazione è stata finanziata dall’associazione culturale Anemos, sarà devoluto a favore di iniziative sociali e culturali in carcere.