Diocesi e Rurali Reggiani: al parco Tegge per salvare l’Appennino

La guerra del latte è in corso, il controllo del cibo ha importanza vitale e il mercato mondiale viene conquistato a colpi di polvere di latte e di materia grassa che penetrano in ogni tipo di alimento. La strategia della sostituzione comincia dalla rivoluzione verde col cereale ibrido che prende il posto da sempre occupato dall’erba e adesso la soia OGM arriva a bombardare il suo latte per sconfiggere la vacca tra i consumatori più ricchi, quelli che vogliono mangiare senza nutrirsi troppo.

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Un paesaggio dell’Appenino nella foto di Alessio Lucchini (fonte web)

 

All’interno dell’UE il latte e i latticini avanzano dal nord verso sud e hanno occupato l’Italia per quasi la metà del fabbisogno. La competizione ha sconfitto le grandi stalle padane dopo che hanno scelto di rinunciare alla difesa della trincea delle quote andando all’attacco con la Mucca Ercolina. Ha retto sinora il baluardo del formaggio a pasta dura con Denominazione di Origine Controllata, ma il mangime è penetrato dentro le linee del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano e ora l’avanzata procede nelle retrovie con la manovra aggirante. Mira sul consumatore indifeso con il tiro al bersaglio, toglie le grandi forme dalla vista e subentra alle punte di peso con pezzi minuscoli e anonimi, oppure gratta, fonde e rimescola. Il glorioso formaggio ha perduto la divisa e senza identità soccombe. La propaganda crea confusione per lo spaccio e si finanzia con l’aggiunta di acqua e molto grasso ben nascosto, approfitta del colore bianco e inganna chi vorrebbe dimagrire.

Il nostro Appennino è rimasto abitato grazie alla filiera del Parmigiano Reggiano, ma la nuova distribuzione elimina la differenza di valore che copre il maggior costo del coltivare terra gobba, dunque bisogna dare al consumatore lontano la possibilità di riconoscere. Il primo passo è semplice, marchiare ogni pezzo del formaggio sui piatti della forma col nome del caseificio e dell’Appennino reggiano, da Vezzano in su. E subito dopo mettersi d’accordo per avviare iniziative per commerciare meglio, per formare i giovani, per sostituire il lavoro famigliare alla bisogna e per rinforzare la qualità. Da sempre il ruminante vive col foraggio. L’esperienza mondiale dimostra che l’impiego dell’erba abbassa i costi e innalza la qualità. La scienza spiega come arrivano dall’erba verde, al latte, al burro, al formaggio, al consumatore (oltre alle qualità note per il gusto) i preziosi fattori che prevengono le patologie cardiovascolari, il cancro, il diabete e l’accumulo di grasso a danno dell’ossatura e della muscolatura. Tutte realtà da rinforzare, da far sapere e vendere.

L’incontro di venerdì 11 dicembre, dalle 9,30 al Parco Tegge di Felina, promosso dalla Diocesi e dall’associazione Rurali Reggiani, serve a trovare un’intesa e organizzare gruppi operativi per l’innovazione previsti dal piano di sviluppo rurale dell’UE.

Enrico Bussi

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