20 – 21 Una ricerca sull’uomo. Guardiamoci in faccia

 Il collezionista 

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Perché un uomo diventa un collezionista? Per sensibilità estetica o perché è avaro? per amore del passato o perché ha del tempo da riempire? per interessi culturali o per imitare gli amici? Quale risposta è esatta?
Più o meno tutte. Le azioni umane infatti non sono mai determinate da un’unica causa, ma da una serie di concause, che rendono molto difficile stabilire a posteriori il perché, e quindi la responsabilità, di una singola azione.
Questo si verifica non solo a livello individuale, ma anche in ambito sociale, quando l’opinione pubblica o i singoli gruppi non riescono a separare lo scopo che vogliono conseguire da scopi collaterali, che in realtà non sono collegati, ma possono produrre gravi conseguenze.
Un tempo, ad esempio, per essere antifascisti sembrava si dovesse eliminare l’idea di patria e per conseguire la giustizia sociale sembrava necessario essere atei ed oggi per difendere la libertà individuale sembra che si debba per forza essere abortisti.

La folla 

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Oggi hanno successo le grandi manifestazioni di massa; però guardate questa folla: le figure sono troppo simili tra loro. Nella folla infatti l’individuo smorza la sua razionalità e la sua sensibilità etica, e quindi è meno persona.
L’uomo in realtà nasce non nella folla, ma nella società, e la società lo educa ed egli vive in continuo rapporto di dare e avere con le persone che ha intorno. Così alla fine l’uomo è quello che è non per la razza o per la lingua, ma per la comunità umana in cui è inserito.
Potremmo dire, in altre parole, che la nostra società è la metà di noi.
Studiare l’uomo allora comporta non solo vederlo nella sua realtà individuale, ma anche in quella che è e che dovrebbe essere la sua dimensione sociale.

 

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