Ricevette l’ordinazione episcopale nel 1910. Diceva di lui Leone Tondelli: nella bufera della guerra e del dopoguerra la sua testimonianza molte volte era l’ultima speranza
Settant’anni or sono, il 13 novembre 1945, moriva monsignor Eduardo Brettoni, vescovo di Reggio Emilia e principe: trentacinque anni prima, il 13 novembre 1910, aveva ricevuto la consacrazione episcopale dopo che il papa Pio X il 12 ottobre 1910 lo aveva eletto vescovo della Diocesi reggiana chiamandolo alla cattedra di San Prospero.
Nato a Barberino di Val d’Elsa il 4 ottobre 1864, frequentò a Roma l’Almo Collegio Capranica e conseguì la laurea in filosofia, teologia e “utroque iure”; fu ordinato sacerdote nella basilica di San Giovanni in Laterano il 17 dicembre 1887 dal cardinale Parrocchi, vicario di Papa Leone XIII. Notevoli e di prestigio gli incarichi affidatigli al suo ritorno nella diocesi di Firenze, tra cui quelli di direttore spirituale e docente di teologia morale nel seminario fiorentino.
Fece il suo ingresso nella diocesi reggiana nel maggio 1911; riposa nel sepolcreto dei vescovi in Cattedrale, che fece predisporre in occasione dei lavori eseguiti nella cripta.
In occasione della sua scomparsa, a firma del prefetto Vittorio Pellizzi, del sindaco Cesare Campioli e del presidente del CNL Aldo Magnani fu affisso in città un manifesto che esaltava “l’apostolato benefico esercitato attraverso due guerre ed eventi tormentosi”. I funerali furono celebrati il 16 novembre: il corteo funebre mosse dal vescovado e percorse via Emilia, corso Garibaldi, via Farini per giungere alla Cattedrale; la bara fu portata a spalle dai giovani di Azione Cattolica. La santa Messa esequiale fu presieduta dall’arcivescovo di Modena Cesare Boccoleri.
Leggi l’articolo integrale di Giuseppe Adriano Rossi su La Libertà del 17 ottobre