Le arti secondo il Concilio di Trento

Convocato da Paolo III Farnese nel 1545, allo scopo di definire le vie del rinnovamento dopo la Riforma protestante, nel suo quasi ventennale lavoro il Concilio Tridentino ripropone tutto il bagaglio di fede riconosciuto tale dalla Chiesa Cattolica.

Alla prima e ultima sede di Trento, si intervallò quella bolognese nel 1547. Nelle sessioni tenute nella città emiliana il tema discusso dall’assemblea dei vescovi fu quello del sacrificio della messa. La problematica eucaristica era, infatti, uno dei temi più tormentati e messo in crisi dalla rivoluzione protestante. L’imitazione di Cristo era al centro della nuova spiritualità. Il dogma dell’Eucarestia, i sette sacramenti impartiti nelle parrocchie e non più in ambito privato, diventavano il segno del rinnovamento per il recupero della credibilità pastorale.invito-trento-e-arti-ok

In questo contesto, un ruolo di primaria importanza svolsero il cardinale Gabriele Paleotti, nominato vescovo di Bologna nel 1566 e autore del Discorso intorno alle immagini sacre e profane, pubblicato nel 1582, a Trento il vescovo Ludovico Madruzzo e a Milano Carlo Borromeo, che con le Instructiones fabricae et suppellectilis ecclesiasticae libri duo (1577), promosse una più incisiva e funzionale ridefinizione dello spazio sacro e un più esemplare svolgimento dei riti liturgici.

È un clima di cultura figurativa particolarmente vivace e complesso quello della seconda metà del Cinquecento, come peraltro si coglie anche nelle coeve arti visive, ove l’interpretazione teologica e didascalica dell’ut pictura poësis e il concetto dell’utilità didascalica delle immagini ricevono una ulteriore conferma.

Questo il complesso panorama esaminato nel volume a più mani che sarà presentato domenica 18 ottobre, alle 15,30 presso il Museo Diocesano.

Il volume, con i 10 saggi che  lo compongono opera di studiosi lombardi, veneti, emiliani, toscani, mette a confronto architettura, pittura, musica, documenti letterari e testimonianze d’archivio del Cinquecento e del primo Seicento, utili a comporre la realtà storica, culturale, figurativa degli anni successivi al Concilio di Trento e a chiarire le molteplici problematiche della politica religiosa e culturale nell’Italia settentrionale.

Ad evidenziare alcune delle peculiarità della articolata tematica saranno il direttore del Museo Diocesano, mons. Tiziano Ghirelli; Cesarino Ruini e Marinella Pigozzi, docenti dell’Università di Bologna; Angelo Mazza, storico dell’arte, già funzionario della Soprintendenza, che non mancherà di mettere in luce casi emblematici di opere di chiese reggiane.