La vita di Rolando arriva a teatro

Uno spettacolo intenso, adatto per scuole e parrocchie

La narrazione, accompagnata da videoproiezioni, s’intitola «Come una quercia». Incontro con l’autore e regista Davide Giandrini e con l’attore Daniele Bentivegna.

Formato “smart”, poco meno di un’ora, e clima intimo della narrazione, che scorre leggera sul palco, assicurano agli spettatori un grande coinvolgimento emotivo e spirituale. S’intitola “Come una quercia, storia di Rolando Rivi seminarista martire” la nuova produzione teatrale scritta e diretta da Davide Giandrini e interpretata da Daniele Bentivegna, che è già stata rappresentata fra la provincia di Milano, Modena e Novara, nel santuario della Madonna del Bosco, riscuotendo commenti positivi. Ora il tandem artistico che la promuove arriva nel territorio diocesano, da dove era partito mesi fa per allestirla, con la visita ai luoghi del piccolo martire e con la raccolta di alcune testimonianze, prima fra tutte quella di Sergio Rivi, cugino del beato.
Due milanesi appassionati di Rolando, due sensibilità artistiche capaci di farsi provocare dalla bellezza della sua vicenda: uno, Daniele, è un fiume in piena di parole, come si addice alla voce narrante dello spettacolo; l’altro, Davide, appare più riflessivo. Li abbiamo incontrati in redazione.

Come si svolge lo spettacolo?
Davide – C’è un tappeto persiano, per terra, illuminato semplicemente da una luce a pioggia, cioè diffusa da sopra. Uno sgabello. Dietro c’è un telo per le proiezioni, di due metri per due; in questa specie di soggiorno, reso luogo familiare, Daniele racconta la storia di Rolando, ripercorrendola in maniera poetica ma pure cronologica, quindi molto lineare. Dopo un prologo, si passa allo sviluppo della sua infanzia, al rapporto con la famiglia – padre, madre, fratello e sorella – e all’incontro con don Olinto Marzocchini. Poi la guerra e, nel 1942, l’ingresso del ragazzino nel Seminario di Marola, fino alla chiusura dello stesso per l’invasione dei tedeschi e al ritorno a casa. Infine il martirio e il ritrovamento del corpo, a cui sono dedicate le ultime tre scene. L’epilogo narra dei doni che questo martirio ha offerto.

Perché “Come una quercia”?
Davide – Rolando morì ai piedi di una quercia: un albero grande, come l’animo del ragazzo, e con radici forti, ben piantate nella terra, come il martire.

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Come avete incontrato Rolando?
Daniele – Ho sentito parlare di Rolando Rivi due anni fa da un amico che aveva partecipato alla cerimonia di beatificazione a Modena. Allora mi ero rapidamente documentato per capire chi fosse, ma poi avevo accantonato quel nome. Finché, nel febbraio di quest’anno, conosco Davide. Ero andato a vedere un suo spettacolo, restando ammirato dalla sua modalità artistica, e abbiamo iniziato a chiacchierare su dei punti che potevano essere comuni per lavorare insieme.
Un giorno mi arriva una mail di Davide e vado a trovarlo in studio per un progetto: e qui lui mi fa di nuovo il nome di Rolando Rivi. Così mi metto ad approfondire la vita del beato, leggendo varie pubblicazioni, per potermi addentrare nell’ambientazione storica e nella situazione familiare di questo bambino preso di mira da partigiani comunisti.
Sono entrato in contatto con un mondo che – come tante persone in Italia, credo – non conoscevo bene. Ciò mi ha dato uno stimolo ancora maggiore nell’interpretare questo lavoro, perché oltre a far emergere la fede di un santo, c’è anche l’aspetto della testimonianza storica di fatti finiti sotto il tappeto, a motivo di una cultura che vede tutta l’esperienza partigiana come solo positiva. Devo dire che Davide, nello scrivere il testo teatrale, ha avuto l’intelligenza di non far pesare un giudizio politico, ma di lasciar parlare il racconto di una vita donata a Gesù.
Davide – Ho letto di Rolando su Internet e mi ha commosso subito l’amore di questo ragazzino per Gesù. Per me è stata la scoperta di un testimone di Cristo.
Avevo già pensato alla possibilità di dedicargli un testo teatrale, ma è stato l’incontro con Daniele a farci costruire, a tappe, questo lavoro.
Il primo embrione dello spettacolo è venuto intorno all’aprile scorso, quando abbiamo deciso di rappresentarlo.

Come siete passati dall’idea al copione?
Davide – Per prima cosa siamo andati a visitare i luoghi “vicini” a Rolando – la casa natale, la Pieve di San Valentino, il bosco del martirio alle Piane di Monchio – e abbiamo incontrato il cugino Sergio: due brani della nostra videointervista sono presenti all’interno dello spettacolo, insieme a un filmato di don Alberto Camellini reperito in Rete e ad altre proiezioni: un momento in cui si vede una rosa sbocciare lentamente sulle note del compositore polacco Zbigniew Preisner, dalla colonna sonora di un film di Krzysztof Kieslowski, un video iniziale di presentazione dello spettacolo e un altro, nel finale, con alcuni passi della sentenza di condanna degli aguzzini di Rolando.
Ho scritto il testo teatrale, poi tra luglio e agosto abbiamo provato le scene e a settembre lo spettacolo ha debuttato.

Daniele – È la prima volta che mi approccio a un soggetto sacro; è stata un’opportunità artistica che ho voluto cogliere al volo.
Ogni volta per me è un mettermi in gioco da capo e in tutte le repliche mi emoziono come fosse la prima volta: non per una questione di sentimentalismo, ma proprio per la verità della storia che narriamo.

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Da sinistra Davide Giandrini e Daniele Bentivegna

 

Come sono impostati i monologhi dello spettacolo?
Daniele – Il racconto è in terza persona, ma ci sono piccoli incisi, a mio avviso azzeccati, in cui c’è un cambio d’intenzione e io divento Rolando con affermazioni ben precise.
Oppure ci sono i momenti della richiesta di don Camellini – “Dov’è il seminarista Rolando Rivi?” – o della lettera del padre di Rolando nel giorno del ritrovamento del cadavere, che, recitati in prima persona, conferiscono ulteriore armonia al monologo, già di per sé “colorato” dai video e dalle musiche.

L’incontro con Rolando cambia qualcosa dal punto di vista della fede?
Daniele – Nel mio caso senz’altro sì! Io provengo da 10 anni di crisi profonda a livello spirituale; grazie alla mia attuale fidanzata, ho rimesso in gioco tutto il mio rapporto con Gesù e questo incontro con Rolando Rivi è arrivato in un momento decisivo della mia storia, come a completamento di una domanda che quotidianamente porto dentro.
Ora sono affezionato a Rolando come a un amico e vorrò il suo nome nelle litanie del matrimonio. E in una scuola media in cui lavoro, la “Regina Mundi” il gruppo dei “cavalieri” ha fatto la promessa al beato Rivi.
Anche per questo sono contento di portare avanti la sfida del nuovo spettacolo.
È proprio vero: Cristo ti viene a prendere!

Edoardo Tincani

Per prenotare lo spettacolo – che è disponibile per teatri, scuole e sale della comunità parrocchiali e richiede l’oscurabilità – ci si può rivolgere direttamente ai protagonisti

Daniele, tel. 348.0958614; e-mail daniele.bentivegna@libero.it;

Davide, tel. 347.5432213, e-mail davide.giandrini@fastwebnet.it
Su Facebook si trova la pagina «Spettacolo Rolando Rivi», in Rete il sito www.davidegiandrini.it