Nuova destinazione per il sacerdote, che sarà collaboratore pastorale a Madonna di Sotto e Braida
Recitato il suo “fiat”, don Carlo Lamecchi avrebbe desiderato evitare saluti ufficiali perché, pur essendo psicologo, non gli è ancora riuscito di trovare il modo per bloccare le “lacrime da commozione per il distacco” soprattutto se il distacco è dalla parrocchia di San Pietro Apostolo in Rometta in cui ha speso la giovinezza (1971-1985) e la maturità (2001-2015) di uomo e di sacerdote : la prima tranche da viceparroco, la seconda da parroco. Ma non ce l’ha fatta.
Domenica 27 settembre, alla Messa delle 10.30, nella chiesa che sembrava sviluppare spazi supplementari di accoglienza…c’eravamo tutti.
Vogno me genuit (Sono nato a Vogno). Fiero dei suoi natali su quei monti cui spera di tornare, don Carlo ha conservato dell’uomo di montagna il passo indomito e ritmato che sfianca qualunque compagno di camminata . E a passo di cadenzata frequenza ci ha richiamato ad essere Comunità di fede, in ascolto della Parola, radicata in Cristo, missionaria per le strade, tra le case, tra le mura di casa.
Classe 1941, ordinato nel 1968, arrivò a Rometta a 30 anni scarsi e la prima canzone che insegnò agli allora bambini fu “Va l’alpin su l’alte cime”. L’ha ricantata, alla fine della Messa, il coro parrocchiale, discendente amato di un primo coro che l’allora viceparroco Lamecchi volle e diresse negli anni giovanili suoi e della parrocchia.
Leggi l’articolo integrale di Pellegrina Pinelli su La Libertà del 3 ottobre
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