Pirandello e il romanzo storico

Analisi di un’opera complessa, «I vecchi e i giovani»

Il Premio Nobel a Luigi Pirandello è del 1934, ottantun anni fa. Per ricordarlo, pubblichiamo un commento a uno dei suoi romanzi meno letti, e anche meno amati dalla critica, I vecchi e i giovani, del 1913. Il romanzo di Pirandello più noto è sicuramente Il fu Mattia Pascal e il più citato, forse, è Uno, nessuno e centomila. Seguono, nell’ordine, L’esclusa, Il turno, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Suo marito (v. L. Pirandello, Tutti i romanzi, Mondadori 1973).
De I vecchi e i giovani c’è chi pensa che sia il meno pirandelliano dei romanzi di Pirandello e lo liquida come “romanzo storico”. Noi non siamo d’accordo. I vecchi e i giovani è un romanzo complesso, che richiede una analisi complessa. Incominceremo dai suoi personaggi.

I personaggi e la trama
I vecchi
Il primo fra “i vecchi” è il principe Don Ippolito Laurentano, che si è rinchiuso nel suo feudo di Colimbètra, dove tiene ai suoi ordini una guardia di 25 uomini, comandati da Placido Sciaralla, “per attestare la sua fiera fedeltà al passato governo delle Due Sicilie”.
Don Cosmo Laurentano, fratello di Don Ippolito, vive invece nel feudo di Valsanìa disinteressandosi di tutto, colpito dalla vanità di tutto, perfino della filosofia della vanità. (La filosofia, del resto, per lui non è diversa dalla poesia.)
Poi c’è Donna Caterina Laurentano che ha sposato, in giovinezza, contro la volontà di Don Ippolito, Stefano Auriti, morto nella battaglia di Milazzo combattendo con Garibaldi. Stefano Auriti è morto fra le braccia di Mauro Mortara, guardiano fedele delle memorie patriottiche e di quelle della famiglia Laurentano.

Leggi tutto l’articolo di Antonio Petrucci su La Libertà del 1°agosto

pirandello