Bergoglio (a sorpresa) alla Fraternità San Carlo di Asunción

Padre Aldo Trento ha gli occhi e la pelle chiara, la voce afona e l’accento veneto che ci rende familiare il “suo” castigliano. Tutte le strutture della missione (asilo, scuola, clinica, poliambulatorio) sono raccolte in un bizzarro castello medievale. Aiuole e siepi all’italiana, curatissime, incorniciano il quadro di questa originale parrocchia-missione intitolata a San Rafael, l’arcangelo, “colui che guarisce”. Se non fosse per il caldo tropicale, le grida dei tucani e quelle 14 ore di volo che ci separano dall’Italia, verrebbe da pensare che siamo capitati, fuori stagione, in un nostro oratorio estivo. Anche i parrocchiani – “paraguagi” discendenti degli antichi indios guaranì imparentati con meticci spagnoli – hanno tratti somatici non poi così diversi dai nostri. Ci troviamo in un quartiere né ricco né povero di Asunción, capitale del Paraguay, dimenticato Paese del cono sud dell’America latina, stretto tra Argentina, Bolivia e Brasile.
In auto, con padre Aldo, perlustriamo le sacche di povertà di Asunción. Percorrendo le strade in terra rossa della grande favela che si stende ai piedi della discarica, si incontrano bambini che tornano da scuola coi colletti inamidati e la divisa blu. Stride il contrasto. Ma li ritroveremo sugli spartitraffico delle vie centrali, nel pomeriggio, a vendere frutta e verdura.

Leggi tutto l’articolo di Alfredo Tradigo su La Libertà del 25 luglio

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