Cir food, solidità da Esposizione

Chi va all’Esposizione Universale di Milano trova aria reggiana anche sotto le insegne “Tracce”, “Chiccotosto”, “Viavai”, “Let’s Toast” e “Aromatica”: nomi diversi, in 17 locali e 3 punti ristoro presso la Cascina Triulza, con alle spalle un’unica grande realtà cooperativa, Cir food, e una visione dell’alimentazione che promuove una tavola pubblica rispettosa dell’ambiente e della biodiversità, con ricette italiane e prodotti locali, conciliando sostenibilità degli ingredienti e stagionalità delle materie prime. Il tutto, oltre che a tavola, anche nei workshop incentrati sul tema “Vivere il cibo, nutrire il futuro”. Una vetrina internazionale di fatto irripetibile, quella dell’Expo, ma pure una scommessa non facile. Però alla Cir – colosso nei settori della ristorazione aziendale, scolastica, sociosanitaria e militare, nonché in quella commerciale e nei buoni pasto – sono abituati a fare il passo secondo la gamba, come conferma Chiara Nasi, da due anni presidente e amministratore delegato, che abbiamo incontrato al settimo piano della sede di via Nobel, a Reggio Emilia, un cubo specchiante che si erge sulla linea Tav. Ne è nata questa conversazione.

La presenza di Cir a Expo 2015 parla di un 20% della ristorazione totale, con uno staff occupato di 500 persone, di cui oltre 100 cuochi, e una potenzialità di 50.000 pasti al giorno, che sembra sovradimensionata rispetto alle prime affluenze. Come sta andando?

Leggi tutta l’intervista a Chiara Nasi nell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 4 luglio 2015

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