Due brutte notizie riguardanti l’Europa caratterizzano le pagine dei quotidiani, stamattina: il mancato accordo sui ricollocamenti intra-UE dei migranti, da parte della Commissione Europea, e la generica risoluzione (non vincolante, ricordiamolo!) del Parlamento europeo che esorta a riconoscere i diritti alla famiglia a prescindere dalla differenza sessuale dei coniugi.
L’incapacità dei governi europei di trovare un punto di equilibrio di solidarietà di fronte ai grandi fenomeni migratori è sconfortante: troppi egoismi, troppi particolarismi nazionali, e così le frontiere rinascono, e il nostro Paese viene lasciato solo, a parte qualche sostegno operativo con qualche nave, e qualche milione di euro (pochi, mi raccomando…). In tal modo riprendono fiato anche gli egoismi interni al nostro Paese, e rifiorisce la vecchia e oggettivamente irrealistica logica del “respingimento”. Dopo i respingimenti in mare (qualcuno anche con le cannonate, come faceva il governo spagnolo di Zapatero), dopo gli scandalosi respingimenti ai nostri confini nazionali (la laica e progressista Francia che chiude il confine a Mentone, ricordate?), adesso anche i respingimenti, soprattutto di marca leghista, ai confini regionali, minacciando addirittura penalizzazioni sui finanziamenti ai Comuni. Vero che non saranno i Comuni o le Regioni italiane a risolvere il problema dell’immigrazione: ma, proprio per questo, nessuno può né deve chiamarsi fuori dalla grande sfida epocale dei popoli in movimento. Brutta davvero, questa “fortezza Europa”!
Dall’altro lato, prosegue la sconsiderata corsa a livello europeo verso lo smantellamento dell’identità più profonda della famiglia. La risoluzione appena approvata – non vincolante, conviene ripeterlo – mette in un gran calderone valori doverosi, come il contrasto alla violenza, la parità di genere, i diritti degli individui, e una grave forzatura ideologica contro la famiglia naturale, per consentire agli adulti di poter disporre in tutto e per tutto dell’idea di famiglia, di genitorialità, negando il diritto stesso del bambino ad avere un papà e una mamma, fino a rilegittimare per l’ennesima volta l’aborto, falso “diritto riproduttivo”, ma in realtà estrema e drammatica manifestazione del prevalere assoluto del diritto dell’adulto ai danni del diritto del più fragile, di chi deve ancora nascere. Tutto viene piegato alla folle corsa verso l’onnipotenza dei diritti degli adulti, fino ad affermare quali bambini devono nascere. Ed è giusto dare atto a Luigi Morgano e Damiano Zoffoli, europarlamentari italiani del PD, che hanno votato contro, in libertà di coscienza, contro l’orientamento maggioritario del loro gruppo parlamentare.
Due notizie apparentemente lontane, ma strettamente legate da una cultura postmoderna dell’umano che promuove solo i diritti autoreferenziali dell’individuo, e non li declina come diritti relazionali, in cui siano i più deboli a dover essere custoditi. Così, questa Europa sta diventando sempre di più un laboratorio sociale dove i diritti dei potenti (i residenti, gli adulti, chi è già nella fortezza) saranno sempre più garantiti, e i diritti dei più poveri, dei marginali, degli esclusi saranno sempre meno presenti. Dove la famiglia, primo luogo di solidarietà, di doveri reciproci, di protezione delle persone, dei più deboli, di accoglienza della vita (fragile per definizione, alla nascita) diventerà sempre di più un “diritto individuale”, piegato ai mutevoli desideri di un soggetto, sempre più piegato sui propri desideri, e sempre meno pronto a sacrificare la propria libertà a favore di quella degli altri.