Presentato sabato 17 aprile lo studio sull’area della città di Reggio compresa tra Corso Garibaldi e Porta Santo Stefano realizzato dalla Società Reggiana di Studi Storici in collaborazione con la Deputazione Di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Sezione di Reggio Emilia
“Aggiungere un tassello di conoscenza della nostra città affinché, quando si percorre l’area compresa tra corso Garibaldi e Porta Santo Stefano, si abbia la consapevolezza che proprio qui, sull’antico alveo del torrente Crostolo, vi è stato nel corso dei millenni uno straordinario sviluppo storico, architettonico, umanistico, culturale e religioso”.
Questo è l’obiettivo del convegno promosso da Franca Baldi Ferretti, promotrice dello studio e della ricerca archeologica e storica che ha portato ieri, nella Sala del Consiglio Provinciale di Palazzo Allende alla presentazione del volume “Reggio 1313: l’insediamento dei Servi di Maria. Aspetti cultuali nel contesto urbano”, curato dalla professoressa Angela Chiapponi.
Baldi Ferretti non esita a parlare di “vocazione di un luogo” per descrivere il quadrante urbano dove fin dal Medioevo si registra un particolare fenomeno di addensamento di architetture e di edifici protagonisti, insieme a famosi personaggi storici, di avvenimenti di straordinaria importanza che hanno segnato nel corso dei millenni lo sviluppo e la crescita della nostra città.
Reperti di leggende ed episodi venuti alla luce grazie al lavoro certosino degli archeologici che hanno rinvenuto rare testimonianze di culto, sia pagano che cristiano, succedutesi nei secoli e dove soltanto a partire dal 1313, invitati dalle autorità comunali e dal Vescovo, si insedia un’operosa comunità di frati Servi di Maria, tuttora presente.
Area su cui anche l’edificazione della Basilica della “Beata Vergine della Ghiara”, realizzata per volontà popolare, a seguito del sorprendente miracolo di Marchino del 29 aprile 1596 e di numerosi altri fatti prodigiosi, appare soltanto come l’ultimo atto per il riconoscimento della sacralità di questa straordinaria parte della città.
I risultati dell’analisi geomorfologica e delle dinamiche evolutive di questa area sono stati presentati ieri nel corso del convegno presieduto da Davide Dazzi, presidente della Società reggiana di Studi storici a cui hanno partecipato la dottoressa Sara Campagnari della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna, il professor Giuseppe Adriano Rossi, presidente della Deputazione di Storia Patria, Sezione di Reggio Emilia, e padre Cesare Antonelli, priore provinciale dei Servi di Maria.
Erano presenti gli autori e il presidente della Provincia Giammaria Manghi.
I contenuti della pubblicazione, che riporta una considerevole quantità di informazioni, spesso inedite – arricchite da un cospicuo corredo iconografico – scaturite per la prima volta da un’accurata analisi di questa area della città, sono stati illustrati dal professor Angelo Spaggiari, presidente della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, il quale, dopo aver tracciato un profilo generale dei rapporti tra i cultori delle discipline archeologiche e le Deputazioni di Storia Patria dei nostri territori – ex estensi e, più in generale, emiliani – ha illustrato gli importanti contributi risultato degli studi di Mauro Cremaschi, di Roberto Macellari, di Marco Podini e di Giuliano Cervi. “Questa attività che studia con rigore scientifico situazioni remote, generalmente definite “preistoriche”, del nostro territorio – ha concluso il professor Spaggiari – risulta estremamente utile per la comprensione delle vicende “storiche” della città e più, in generale, del nostro territorio reggiano”.
L’ultima parte del volume è stata presentata dalla professoressa Aurelia Fresta, Consigliere-Segretario e Socio effettivo della Deputazione di Storia Patria, Sezione di Reggio Emilia, che ha fornito un’interessante lettura storica, artistico-architettonica e della memoria del luogo esaminato “che vive anche di ciò che vi è esistito, di cui sono testimonianza ricordi e fonti antiche. Un itinerario nella memoria dunque – ha sottolineato la professoressa Fresta – con l’attenzione volta a scoprire i segni del passato ed eventi non frutto del caso, ma legati dal senso del sacro, che attestano forse anche la particolare vocazione di questo territorio, sancita dalla costruzione del santuario della Ghiara, che in passato diede il nome a corso Garibaldi, dall’origine singolare e via cittadina tra le più importanti”. La professoressa Aurelia Fresta ha infine esaminato in particolare i contributi di Walter Baricchi e Franca Baldi Ferretti, sottolineando la ricerca e le analisi documentarie del primo e il punto di vista e le coordinate del procedere del secondo, che porta nuova luce sulla storia di una zona della nostra città.