La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno e mille fiori è quasi dimezzata e si moltiplicano i furti nelle campagne dove ad essere sottratti sono addirittura gli alveari. È quanto afferma la Coldiretti di Reggio Emilia nel sottolineare che l’introduzione dell’anagrafe apistica nazionale rappresenta un utile strumento per garantire maggiore trasparenza e rintracciabilità in un settore che sta vivendo una stagione problematica a causa del crollo della produzione combinato all’aumento delle importazioni dall’estero.
Con l’anagrafe apistica, che diventerà operativa dal 16 marzo prossimo, viene introdotta l’obbligatorietà per gli apicoltori, di registrarsi sul portale del Sistema informativo veterinario, al quale potranno accedere sia operatori delle Asl ma anche aziende e allevatori per registrare l’attività, comunicare una nuova apertura, specificare la consistenza degli apiari e il numero di arnie e le movimentazioni per compravendite.
Secondo i dati dell’Asl di Reggio Emilia, basati sule autodichiarazioni di censimento, l’apicoltura reggiana conta poco meno di 400 apicoltori e 10 mila arnie.
«Anche l’apicoltura reggiana – afferma Alessandro Scala, direttore della Coldiretti di Reggio Emilia – con i suoi quasi 10 mila alveari, ha risentito del dimezzamento dei quantitativi di miele prodotto seguendo il trend di produzione nazionale. Le cause del calo sono riconducibili a molteplici fattori, tra cui sicuramente le condizioni meteorologiche. L’anno 2014 è stato caratterizzato da intense piogge proprio nei momenti delle fioriture più importanti, come quella della Robinia pseudoacacia, compromettendone significativamente il raccolto del nettare da parte delle api».
Gli apicoltori inoltre devono fare i conti con altre minacce come l’arrivo dell’Aethina Tumida, un coleottero che mangia miele, polline e la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare, sino ad ora riscontrato nel sud Italia e la Vespa Velutina, un calabrone asiatico predatore delle api, presente attualmente in Liguria ed in Piemonte dove sta provocando ingenti danni alle colonie di api.
Al crollo dei raccolti nazionali ha fatto seguito l’aumento del 17% delle importazioni dall’estero di miele mentre le esportazioni, sono crollate del 26%, sulla base dei dati Istat relativi ai primi 9 mesi del 2014.
«In Italia due vasetti di miele su tre venduti nei negozi e supermercati, continua il direttore Scala, contengono in realtà miele straniero e più di 1/3 del miele importato proviene dall’Ungheria, quasi il 15% dalla Cina ma anche da Romania, Argentina e Spagna, paesi dove sono permesse le coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline senza che il consumatore lo sappia perché non vi è alcuna indicazione in etichetta».
È sempre fondamentale controllare l’origine e preferire prodotto locale acquistato direttamente dal produttore presso il proprio punto vendita Campagna Amica o al mercato Contadino.
Per acquistare miele italiano è bene verificare l’etichetta. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – conclude la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.