L’addio a Lanfranchi, vescovo di Modena

Si è spento il Vescovo di Modena, monsignor Antonio Lanfranchi. Il funerale è fissato per giovedì 19 febbraio alle 15 nel Duomo di Modena.

Riceviamo dal settimanale diocesano di Modena – Nonantola, “Nostro Tempo”, questo ricordo di monsignor Antonio Lanfranchi, morto nella mattinata di martedì 17 febbraio 2015 nella sua casa presso l’Arcivescovado, dove era sottoposto a cure per la malattia ematologica di cui soffriva da lungo tempo:

GRAZIE, VESCOVO ANTONIO

Lanfranchi2Non è facile mettere ordine in testa e provare ad infilare le parole. Il vescovo Antonio ha reso l’anima al Padre nel primo pomeriggio di martedì 17 febbraio, alle 13.30. I rintocchi delle campane della Ghirlandina ne hanno dato l’annuncio alla città e, simbolicamente, all’intera diocesi alle 14. Antonio Lanfranchi , il centesimo vescovo sulla cattedra che fu di Geminiano, ha guidato la Chiesa di Modena-Nonantola per quattro anni e 11 mesi. Era infatti il 14 marzo del 2010 quando ha fatto il suo ingresso in diocesi, provenendo da Cesena, dove era stato vescovo per 6 anni. Del suo primo incontro con la nuova diocesi geminiana che il Papa gli aveva affidato, impossibile non ricordare l’incontro pieno di gioia e di entusiasmo con i giovani nella chiesa di S.Agostino. Una scintilla che è subito scattata tra il nuovo vescovo e le nuove generazioni di modenesi, con la cura e l’attenzione tutte particolari che mons. Lanfranchi ha sempre avuto nei confronti di uno dei temi a lui più cari, quello dell’educazione (illuminante la sua prima Lettera pastorale su questo tema), frutto anche del suo passato sempre a stretto contatto con i giovani, come insegnante, educatore e come assistente nazionale del settore giovani di Azione Cattolica. Un rapporto che è rimasto fresco con il passare del tempo: negli incontri dei Martedì in Quaresima e in Avvento, ai quali Lanfranchi non ha mai voluto mancare . Poi l’attenzione per il mondo della scuola, nelle sue varie articolazioni, e ai cammini di educazione all’affettività, perché fossero sempre riproposti ai giovani. Così come la famiglia, sostenuta dal vescovo nel suo impegno educativo attraverso le iniziative e i cammini proposti in diocesi. Sul piano dei rapporti umani e delle relazioni, impossibile non ricordare la bontà, la grande disponibilità e l’apertura, sempre improntate al sorriso, del vescovo Antonio. Una parola sempre pronta per tutti quelli che l’arcivescovo incontrava: parole di volta in volta d’incoraggiamento, di vicinanza, di comprensione e, se di garbato rimprovero, sempre con quell’amore e quella bontà che solo un padre sa usare per aiutare e sostenere i propri figli. Poi un’attenzione tutta particolare nei confronti dei più deboli (le visite agli anziani nelle strutture protette, agli ammalati, ai disabili, le messe celebrate a Porta Aperta…). Sul piano dell’azione pastorale rimangono, in questi anni di episcopato modenese, il tratto di una convinta azione di sollecitazione alla ministerialità, incoraggiata in tutte le sue più varie forme assieme ad un’attenzione alle piccole comunità parrocchiali, come si è manifestato nella visita pastorale che aveva iniziato (e concluso) solo nel Vicariato di Pavullo e nella Quarta zona cittadina (S.Faustino-Madonnina) . Poi la sottolineatura della centralità della Parola nell’esperienza di vita cristiana, con l’invito a creare i gruppi del Vangelo nelle singole comunità; la cura alla comunione presbiterale per il clero a lui affidato: i preti che nel vescovo Antonio hanno sempre trovato comprensione e ascolto. Così come i gruppi e i movimenti ecclesiali (lui che ben conosceva la vita associativa) , sempre incoraggiati nelle loro iniziative: lo dimostra anche la veglia di Pentecoste animata dalle diverse associazioni attive in diocesi che il vescovo Antonio considerava come un autentico momento di Chiesa. E, per tutti, le profonde riflessioni proposte nelle lettere pastorali per indicare il cammino alla diocesi e i messaggi alla città, in occasione della solennità di S.Geminiano. Da ultimo, gli eventi che hanno segnato il suo episcopato: mons. Lanfranchi era vescovo da poco più di un anno quando il terremoto ha scosso le comunità della Bassa modenese: il vescovo ha saputo farsi presente da subito, con la sua persona e le sue parole di incoraggiamento per ricostruire i legami e ripartire. Lo stesso atteggiamento quando l’alluvione del Secchia, nel gennaio del 2014, ha colpito altri paesi. Ma rimangono anche le immagini di gioia, come la partecipazione alle Giornate mondiali della gioventù o il bel momento vissuto dalla Chiesa di Modena-Nonantola con la beatificazione di Rolando Rivi. Si potrebbe continuare ad elencare, ma sicuramente rimarrebbe qualcosa di non scritto e di non detto del cammino compiuto con il vescovo Antonio. E sarebbe un peccato: ognuno ha poi il proprio ricordo personale da conservare. A tutti noi, come comunità della Chiesa che vive, opera, prega e spera in questa terra modenese-nonantolana rimane il sentimento di profonda gratitudine al padre per averci concesso di camminare per quattro anni, 11 mesi e 3 giorni con un pastore che è stato padre buono e guida sapiente. Grazie, vescovo Antonio: riposa nella pace del Signore e continua a pregare per questo tuo popolo.

Lanfranchi


Pubblichiamo anche il comunicato che l’Ufficio stampa della diocesi di Reggio Emilia – Guastalla ha diffuso in data 17 febbraio 2015:

Morte di monsignor Lanfranchi: il Vescovo Camisasca e la Diocesi in preghiera

Il vescovo Massimo Camisasca, raggiunto dalla notizia della scomparsa di monsignor Antonio Lanfranchi, suo Metropolita, giunta improvvisamente ma purtroppo da lungo tempo temuta, si è raccolto in preghiera chiedendo al Signore di comprendere almeno qualcosa dei Suoi misteriosi disegni.

Affida alla luce del Signore l’anima buona e fedele di questo vescovo, così accogliente e pronto a riconoscere il bene ovunque si manifestasse.
La Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, ricordando l’opera appassionata di monsignor Lanfranchi per la beatificazione di Rolando Rivi, unisce la sua preghiera a quella della Chiesa sorella di Modena-Nonantola implorando dal Signore un degno successore sulla cattedra di san Geminiano.



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