Migliaia di aziende agricole non riusciranno a rispettare la scadenza della prima rata dell’Imu, fissata per il 26 gennaio dopo che la seconda sezione del Tar del Lazio ha deciso di non confermare la sospensiva del decreto che fissa il pagamento dell’Imu per le zone montane entro il prossimo lunedì. È quanto afferma Coldiretti Reggio Emilia sottolineando che una scadenza in tempi così ravvicinati viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente.
“Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine in cui si trova il palazzo comunale – commenta il direttore di Coldiretti Alessandro Scala – introduce una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario”. L’applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto il 280 metri, anche se i terreni sono ad altezze superiori.
“Un nostro associato imprenditore agricolo con i terreni situati, ad esempio, nel Comune di Canossa – prosegue il direttore di Coldiretti Reggio Emilia Alessandro Scala – si troverebbe a pagare indicativamente 600 euro. A pochi metri di distanza, ad esempio nel Comune di Casina, un collega agricoltore si troverebbe invece esentato dal pagamento dell’imposta. Ben 600 euro di differenza per due aziende agricole equiparabili”.
“L’incoerenza del criterio di calcolo genera tensioni sul territorio – afferma Scala – anche perché i tratta di cifre importanti.” Rischia inoltre di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina sopra i 280 metri, della esenzione Imu.
È perciò indispensabile – conclude Coldiretti Reggio Emilia – mantenere l’impegno a rivedere anche per il 2014 le evidenti incongruenze nei criteri per la delimitazione dei terreni agricoli in base all’altitudine.
Secondo elaborazioni di Coldiretti un imprenditore coltivatore diretto, con una superficie aziendale di dieci ettari, con colture di seminativi, frutteti, vigneti e bosco in zona collinare dovrebbe pagare mediamente una Imu di 1.500 euro all’anno. Un proprietario, non imprenditore agricolo, di un terreno a Casina di circa 20 ettari, suddivisi tra seminativi e bosco, pagherebbe più di 600 euro di Imu.
“Una tassa con questi parametri aumenterà la fuga dalla montagna e finirà con il provocare danni ben più costosi dei buchi di bilancio”.