La fraternità equilibra la libertà

Comunicato del Comitato interreligioso della Famiglia Francescana francese 

Quanto è accaduto lo scorso 7 e 9 gennaio 2015 nel nostro paese, nella sua capitale, Parigi, in due luoghi simbolici, l’uno dell’esercizio estremo della libertà d’espressione e l’altro della comunità ebraica, non può essere in nessun caso giustificato o scusato. Si può trovare che un certo umorismo non è affatto divertente, o anche francamente offensivo, ma questo non giustifica l’assassinio, che è la sola vera profanazione religiosa, in questo caso e ovunque questo avviene in nome di Dio.

Quanto all’antisemitismo, questa è una piaga da combattere in tutte le sue forme e con tutte le nostre forze. Noi siamo solidali con tutte le vittime e denunciamo la violenza ovunque essa si eserciti.

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Dall’umorismo ebraico fino ai racconti di NasreddinHodja (Joha in Africa del Nord), senza dimenticare Golia, la dimensione tradizionale dell’autoderisione viene esercitata nelle società o comunità relativamente omogenee, dove l’identità religiosa è sufficientemente affermata e stabile. Non prendersi troppo sul serio fa parte del cammino spirituale. L’umorismo è indispensabile per combattere contro ogni forma di religiosità, o meglio di bigotteria, dove l’amore dell’Uno rischia di diventare l’odio dell’altro – l’odio della diversità. Il fondamentalismo ne è il nemico principale.

Ma la caricatura, l’ironia, la derisione non possono esercitare il loro effetto pedagogico, salutare, incisivo, che attribuisce loro un valore, se non in un contesto fraterno. Per noi, membri del Comitato interreligioso della famiglia francescana, il rispetto assoluto delle persone, nella loro storia e nella loro identità, viene prima di ogni altra considerazione, compresa quella di una pretesa libertà che crede che tutto le sia permesso.

Come dice il nostro motto repubblicano, la fraternità equilibra la libertà e a sua volta le dona la sua ragion d’essere e il suo ambito di esercizio, che è infinito.

Gli assassini del 7 e 9 gennaio 2015 sono figli della nostra Repubblica, accolti, allevati, educati in una nazione che oggi è in lutto e indignata, e speriamo a doppio titolo. Perché al di là di questa indignazione, bisognerà riflettere tutti su un esercizio della libertà più responsabile, sulla presa in carico, nel nostro corpo sociale, delle identità rese fragili non soltanto da una concezione angusta di laicità, ma soprattutto da disuguaglianze sociali crescenti, fonte di risentimento, di violenza sorda di squilibri insopportabili. Era facile puntare il dito sul terrorismo venuto dall’estero. Cosa dire di quello nato nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nelle nostre università? Questo dramma ci rimanda alla costruzione modesta, paziente e responsabile di un nuovo vivere insieme.

Dapprima, molto concretamente, giorno dopo giorno, parola dopo parola, pagina dopo pagina, gesto dopo gesto.

In un secondo momento attraverso l’elaborazione di una visione comune del nostro destino collettivo.

Il mondo attende da un paese come il nostro che inventi ancora, anche attraverso il mezzo della caricatura e dell’autoironia, ma soprattutto grazie al suo motto e alle sue risorse spirituali, in senso ampio, una maniera di vivere insieme in pluralità che lo trascenda e mostri la via. Noi crediamo che questo è possibile!

 

Il Comitato interreligioso della famiglia francescana

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