Si è chiusa da pochi giorni, ed è quindi tempo di bilanci per la mostra “Antichissima Bismantova”, che ha portato nelle sale espositive di Palazzo Ducale i reperti rinvenuti nell’area archeologica di Campo Pianelli nell’arco di 150 anni di scavi. Una mostra che ha quindi segnato il ritorno di straordinari manufatti, ed ancor prima testimonianze di una storia davvero ancestrale, all’ombra del luogo che li ha visti nascere, la Pietra di Bismantova. Tempo di bilanci si diceva, e i dati segnalano che la mostra ha avuto davvero riscontri importanti: dall’inaugurazione del 19 aprile e fino al 2 novembre l’esposizione è stata visitata da più di 2500 persone. Tra queste, 65 classi scolastiche di ogni ordine e grado che hanno avuto modo di conoscere le civiltà protostoriche che hanno lasciato testimonianze sotto la Pietra, a partire dalla tarda età del Rame e per tutta l’età del Bronzo. Una mostra che ha lasciato un segno, e che è stata resa possibile grazie alla sinergia che si è instaurata tra le diverse istituzioni coinvolte: il Comune di Castelnovo Monti, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, la Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, i Musei Civici di Reggio Emilia, dove i reperti vengono ospitati abitualmente e dove ora sono in fase di rientro, ed in particolare l’archeologo Iames Tirabassi che ha curato l’esposizione castelnovese.
Sui risultati della mostra afferma l’Assessore castelnovese alla Cultura ed alla Scuola Emanuele Ferrari: “La mostra è stata la dimostrazione di quanto sia essenziale fare rete, tra i diversi soggetti che si occupano di cultura del territorio e sanno così far dialogare su più piani i territori della cultura. Per questi segni del tempo e dell’uomo è stato un ritorno a casa, che ha visto l’accoglienza di sguardi curiosi e appassionati, come quelli dei bambini e ragazzi delle scuole che soprattutto in questa seconda parte dell’esposizione hanno animato le stanze di palazzo ducale”.
Aggiunge il Presidente del Parco nazionale Fausto Giovanelli: “Antichissima Bismantova ha testimoniato, già a partire dal nome, la profondità storica e antropologica sedimentata nella nostra Pietra. Per il Parco è stato il modo migliore per sottolineare la complessità, l’unicità e il valore della conservazione di questo luogo per noi familiare, ma anche patrimonio nazionale italiano, per l’intreccio tra geologia, morfologia naturale e i millenari influssi antropici che hanno coinvolto la religiosità, la letteratura e più in generale la cultura umana”.