Non lasciamo soli i cristiani di Gaza

Superata l’estate in Palestina, a Gaza e in Cisgiordania, in Siria e in Egitto riprendono le scuole e le persone tornano al lavoro a dispetto delle situazioni di conflitto, le incomprensioni, le fratture profonde che dominano gran parte del Medio Oriente.

La vita continua nonostante tutto. In queste terre l’Associazione pro Terra Sancta, Ong che supporta dal 2002 all’attività della Custodia di Terra Santa, ha diversi progetti di aiuto alla popolazione.

A Gaza City in particolare sostiene la Parrocchia latina situata nel quartiere di Al-Zeitun con un progetto rivolto alle famiglie e ai disabili.3.-Emergenza-Gaza_pro-Terra-Sancta

Qui i cristiani sono una piccola minoranza, 1.300 su quasi due milioni di abitanti, di cui 136 sono cattolici che convivono in estrema armonia con la maggioranza ortodossa.  Come i cristiani palestinesi che vivono in Cisgiordania non hanno una posizione facile nel conflitto; in quanto palestinesi subiscono le conseguenze dell’occupazione ovvero del blocco israeliano; in quanto cristiani sono considerati aperti simpatizzanti dell’Occidente poiché non appartengono alla maggioranza musulmana.

L’Associazione dall’inizio dello scontro, lo scorso 7 luglio, ha lanciato diversi appelli affinché anche questa piccola comunità non fosse dimenticata.

Padre Jorge Hernandez, Parroco della Sacra Famiglia, ha mandato notizie nelle settimane successive sulle condizioni di vita delle famiglie, dei 29 bambini disabili e delle 9 anziane inferme di cui lui e le Suore del Verbo Incarnato si prendono cura, raccontando anche dei bombardamenti, delle perdite umane, della loro paura. Negli ultimi due mesi hanno ospitato e aiutato circa 1200 persone in fuga dalle loro case.

Il 26 agosto i due Governi, dopo 50 giorni di guerra e 2.136 morti Palestinesi,  sono arrivati a un cessare il fuoco “illimitato” che potrà mettere fine ai dissapori tra i due stati solo se si cercherà di costruire la pace sulla giustizia. L’obiettivo è molto alto e se non potrà essere raggiunto almeno la tregua consentirà alla popolazione di iniziare la ricostruzione e ritornare a una vita abbastanza normale, rimandando in là nel tempo le questioni più spinose.

La ricostruzione della Striscia richiederà almeno 20 anni, com’è stato comunicato dal coordinamento di una trentina di organizzazioni umanitarie, tra le quali la Croce Rossa e l’agenzia Onu per i rifugiati. Sono circa 17.000 le unità abitative che sono state distrutte o gravemente danneggiate dalle recenti operazioni israeliane.

Padre Hernandez è un missionario argentino dell’Istituto del Verbo Incarnato che vive a Gaza da diversi anni e opera con l’aiuto di un altro sacerdote p. Mario, delle suore del Verbo Incarnato e di Madre Teresa e delle domenicane del Rosario e dell’Istituto della Vergine di Matara. Le religiose prima della guerra aiutavano nella parrocchia, assistevano i bambini con disabilità e insegnano nelle tre scuole cristiane, considerate tra le migliori a Gaza e frequentate anche dai musulmani.

Papa Francesco è sempre stato vicino al Parroco nei giorni del conflitto inviandogli parole di incoraggiamento per aiutarlo a resistere in questa terra “lacerata da dolore dove oltretutto i cattolici sono una minoranza”. Gli ha inviato una lettera via e-mail che è stata di grande consolazione e sollievo per tutta la comunità cristiana e poi lo ha incontrato a Roma a fine agosto per un colloquio intenso che ha ripercorso i momenti drammatici del conflitto.

Padre Jorge è la voce dei cristiani di Gaza e in varie occasioni e interviste all’Osservatore Romano, a Radio Vaticana e al Franciscan Media Center ha raccontato quello che ora tutti loro si aspettano con la tregua, che sperano fortemente sia duratura.

21-Emergenza-Gaza_pro-Terra-Sancta“Chi ha vissuto una guerra sa cosa significa il dopoguerra” ha dichiarato. “Tutti in questo momento dobbiamo essere forti e ricominciare da capo. Non parlo solo di Gaza ma di entrambe le parti che hanno partecipato a questa guerra, anche Israele. Perché nessuno vince in una guerra. Questo periodo di ricostruzione, per noi cristiani servirà a riscoprire – come ha chiesto anche il Papa – il senso più profondo della nostra presenza in una terra così tormentata”. In ogni suo intervento egli non si dimentica mai di ricordare e ringraziare le persone in Italia, in tutto il mondo, che sono state vicine alla comunità e hanno pregato per questa pace, sottolineando come a Gaza, a loro volta, tutti continuino a ricordare nelle preghiere chi li sostiene: nella Messa, con il Rosario, nell’adorazione eucaristica.

A queste persone si rivolge ora il nuovo appello dell’Associazione pro Terra Sancta cui il Parroco ha fatto avere una nota con scritto ciò che servirà nell’immediato alla comunità, per far fronte alle prime necessità.

Le persone non hanno più nulla – si legge in questo messaggio – si sono rifugiate nella scuola e presso altri ricoveri improvvisati per cui abbiamo bisogno di alcuni articoli primari. Per prima cosa serviranno diversi materassi per permettere a tutti di poter dormire in questi luoghi d’emergenza, finché non inizieranno a ricostruire. Occorre inoltre cibo che non richieda attrezzature per cucinare. In questo momento è il tipo di alimento più richiesto ed è quello che scarseggia di più. Mancano inoltre per i bambini latte e pannolini.

La pulizia è fondamentale e manca tutto ciò che serve per poterla eseguire. Non siamo ancora riusciti a tirare fuori tutte le salme dalle macerie e quindi si dovrebbe riuscire a fare una sorta di “prevenzione” dalle diverse malattie grazie a una profonda ed efficace pulizia.

In una seconda fase cercheremo di ricostruire e restaurare le parti più importanti delle abitazioni. Il dopo guerra sarà duro. Le famiglie torneranno alle loro case e le troveranno in alcuni casi, più fortunati, un po’ rovinate, per lo più distrutte e ricominciare per loro sarà veramente difficile. Dunque avranno bisogno di poter ricostruire almeno le porte, le finestre e i tetti e di procurarsi attrezzature minime, come ‘barmil’ d’acqua, le batterie o di riattivare la fornitura di gas, per renderle abitabili. Ancora di cibo e di attrezzature scolastiche in modo che i bambini non rimangano indietro nello studio.

In una terza fase bisognerà cominciare a prepararsi ad affrontare l’inverno che arriverà più presto di quanto si possa pensare. Avranno sicuramente bisogno di rifornimenti di cibo più consistenti (latte, olio ecc), di vitamine (che li tenga forti e sani) e medicine, di coperte e vestiti, ma anche di plastica da mettere sui tetti per impedire alla pioggia di entrare nelle case e cosi via.

Continuiamo a sostenere i cristiani e tutti gli abitanti di Gaza che si affidano alla Parrocchia della Sacra Famiglia, in questo momento hanno un enorme bisogno. Continuiamo ad aiutarli, in modo che non si vedano privati della speranza.

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L’ASSOCIAZIONE SARÀ IN GRADO DI FAR ARRIVARE CIBO, MEDICINE, ABITI ALLA POPOLAZIONE E di AIUTARLA A RICOSTRUIRE LA PROPRIA CASA

Per informazioni: www.proterrasancta.org

Come fare:

-ONLINE sul sito www.proterrasancta.org

-Con BONIFICO BANCARIO: ATS – IBAN: IT67 W050 18121010 0000 0122691

BIC/Codice Swift: CCRTIT2T84A. Causale: Gaza

-In POSTA Conto corrente postale 1012244214 intestato a: ASSOCIAZIONE DI TERRA SANTA

 L’ASSOCIAZIONE PRO TERRA SANCTA A GAZA

In Palestina e specialmente a Gaza non è offerto dallo Stato nessun aiuto alle famiglie con figli disabili. Nella mentalità tradizionale predominante la disabilità è vissuta come un segno del castigo divino.  Il progetto dell’Associazione (ONG senza fine di lucro della Custodia di Terra Santa, il cui Presidente è il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa)a Gaza è principalmente in questo settore. Essa oltre a sostenere i centri di accoglienza gestiti dalle suore e dai padri, provvede all’acquisto di medicinali e attrezzature mediche. Inoltre contribuisce alla campagna di formazione presso le scuole della Striscia, in collaborazione con università palestinesi e italiane specializzate nella pedagogia speciale.

Oltre a sostenere questo progetto ora l’Associazione è impegnata nel far fronte agli interventi dovuti al conflitto e alla ricostruzione.

 COME SI VIVEVA A GAZA

Prima del recente conflitto la Striscia (lunga circa 40 chilometri e larga 10) contava circa 1,8 milioni di abitanti di etnia araba palestinese, di cui oltre la metà minorenni. Più di due terzi della popolazione viveva in otto campi profughi composti dai rifugiati costretti ad abbandonare le proprie case in seguito alle guerre del 1948 e del 1967. L’alta densità abitativa e le difficoltà causate dai vari conflitti, dall’embargo imposto dallo Stato di Israele per motivi di sicurezza e dalle continue tensioni, hanno da sempre reso la Striscia di Gaza una delle zone più problematiche di tutto il Medio Oriente. La maggior parte degli abitanti poteva contare su meno di due dollari al giorno e quasi l’80 per cento di loro dipendeva da aiuti umanitari provenienti da organizzazioni internazionali e Ong. La situazione oggi dopo 51 giorni di bombardamento è estremamente difficile. La ricostruzione sarà lunghissima e piena di ostacoli ma i primi passi sono già stati fatti. 50 mila sono gli edifici da ricostruire, tra unità residenziali, scuole, università, ospedali, moschee, la centrale elettrica ecc., e i costi per una ricostruzione totale si aggirano intorno ai 9 miliardi di dollari.