CINA: ALMENO 3000 ESECUZIONI CAPITALI NEL 2013. LA SEGUONO SUL PODIO: IRAN (687) E IRAQ (172)
Nel 2013 sono state eseguite ben 4.106 esecuzioni capitali in 22 Paesi e territori del mondo (erano 20 nel 2011). Anche per lo scorso anno il tristissimo e non invidiabile primato spetta alla Cina, con almeno 3.000 esecuzioni, cioè il 74,5% del totale mondiale; la seguono su un ideale e tristissimo podio: l’Iran con almeno 687 (il numero più alto degli ultimi 15 anni) e l’Iraq con almeno 172 (nel 2012 erano state 129; nei primi mesi di quest’anno sono già state impiccate 46 persone).
Questi i drammatici dati che emergono dall’annuale rapporto di “Nessuno tocchi Caino”, recentemente diffuso.
Nell’ideale e tragica classifica seguono: Arabia Saudita: almeno 78; Stati Uniti: 39; Somalia: almeno 27; Sudan: almeno 21; Corea del Nord: almeno 17 ; Yemen: almeno 13; Vietnam: almeno 8; Giappone: 8; Taiwan: 6; Indonesia e Kuwait: 5; Sudan del Sud: almeno 4; Nigeria: 4; Malesia: 3; Palestina (Striscia di Gaza): almeno 3; Afghanistan e Bangladesh: 2; Botswana e India (dove sono tenuti prigionieri i nostri due marò): 1.
Al 30 giugno 2014 risultano 100 i Paesi abolizionisti, 7 quelli abolizionisti per crimini ordinari; 48 gli abolizionisti di fatto; 7 quelli che attuano una moratoria; ma ancora ben 37 sono gli Stati mantenitori della pena di morte. Nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014, non si sono registrate esecuzioni in due Paesi – Gambia e Pakistan – che le avevano effettuate nel 2012; viceversa, 8 Paesi hanno ripreso le esecuzioni: Indonesia (5), Kuwait (5), Malesia (3), Nigeria (4) e Vietnam (almeno 8) nel 2013; Bielorussia (2), Emirati Arabi Uniti (1) ed Egitto (almeno 8) nel 2014.
È probabile, scrive ancora “Nessuno tocchi Caino” che esecuzioni “legali” siano avvenute anche in Siria nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014, anche se non è possibile confermarlo.
Altro dato preoccupante: è aumentato nel 2013 il ricorso alla pena capitale; le esecuzioni sono state almeno 4.106, a fronte delle almeno 3.967 del 2012. Dei 37 Stati mantenitori della pena di morte, ben 30 sono Paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. In 16 di questi nel 2013, sono state compiute almeno 4.046 esecuzioni, il 98,5% del totale mondiale.
Ancora una volta, dunque, l’Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo. Se si stima che in Cina – Paese con cui anche l’Itala fa abbondanti affari – vi sono state almeno 3.000 esecuzioni, il dato complessivo del 2013 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 4.010 esecuzioni (il 97,6%). Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni (39) nel 2013. In Africa lo scorso anno la pena di morte è stata praticata in 5 Paesi e sono state registrate almeno 57 esecuzioni. In Europa, l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte è rappresentata dalla Bielorussia, un Paese che negli ultimi anni ha continuato a giustiziare suoi cittadini; non risultano effettuate esecuzioni nel 2013, che però sono riprese, due, nell’aprile di quest’anno.
Dei 47 Paesi e territori a maggioranza musulmana nel mondo, secondo “Nessuno tocchi Caino” 25 possono essere considerati a vario titolo abolizionisti, mentre i mantenitori della pena di morte sono 22, dei quali 18 hanno nei loro ordinamenti giuridici richiami espliciti alla Sharia. Nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014, l’impiccagione, la fucilazione e la decapitazione sono stati i metodi con cui è stata praticata “legalmente” la pena di morte nei Paesi a maggioranza musulmana: nel 2013, sono state effettuate 899 impiccagioni in 9 Paesi a maggioranza musulmana e nei primo sei mesi di quest’anno almeno 398 altre impiccagioni sono state effettuate in 5 Paesi. L’impiccagione è spesso eseguita in pubblico e a volte combinata a pene supplementari come la fustigazione e l’amputazione degli arti prima dell’esecuzione. Sempre nel 2013, altre 20 impiccagioni sono state eseguite in 5 Paesi non musulmani: Giappone(8); Taiwan(6); Sudan del Sud (almeno 4); Botswana (1); India(1); nel 2014, al 30 giugno, altre 6 impiccagioni sono state effettuate in 2 Paesi: Taiwan (5) e Giappone (1). La decapitazione come metodo “legale” per eseguire sentenze capitali in base alla Sharia è un’esclusiva dell’Arabia Saudita, che ha decapitato almeno 71 persone nel 2013 e almeno 15 nel 2014.
Il rapporto di “Nessuno tocchi Caino” si diffonde con crudezza di particolari su altre pratiche: la lapidazione, il prezzo del sangue, la pena di morte per blasfemia e apostasia; nonché la “civiltà” dell’iniezione letale. Altri temi trattati in modo approfondito sono: la pena di morte nei confronti dei minori, l’esecuzione capitale per reati non violenti, politici e di opinione; la “guerra” alla droga e al terrorismo.
Giuseppe Adriano Rossi