Monsignor Iotti e don Frignani ricordano i fatti del 7 luglio ’60 a Reggio

Lunedì 7 luglio 2014, alle ore 8.00, nella cripta della cattedrale – presiedeva la celebrazione eucaristica monsignor Pietro Iotti, concelebrava don Cesare Frignani – la Santa Messa è stata occasione per ricordare una pagina dolorosa della nostra storia: i tragici fatti del 7 luglio 1960, per pregare per i reggiani morti negli scontri in piazza proprio 54 anni or sono e anche per alcune precisazioni storiche non marginali sugli avvenimenti. Queste sono state proposte al termine dell’omelia dai due sacerdoti, entrambi all’epoca “curati” in chiese del centro – rispettivamente San Giacomo e San Francesco – vicine alla piazza e quindi testimoni di quei drammatici avvenimenti.

Monsignor Pietro Iotti, dopo un pensiero spirituale sulla pagina del Vangelo del giorno, ha voluto ricordare “per una preghiera di suffragio i cinque caduti della tragica guerriglia di piazza a Reggio, esattamente il 7 luglio 1960”. In particolare, tra questi, ha fatto memoria della “morte di Ovidio Franchi, che era stato suo alunno, simpatico ancorché contestatore, alla Scuola Media Enrico Fermi, ove insegnavo religione”.

E ha aggiunto: “Mi sento in dovere, tuttavia, di smentire la falsità della calunnia inventata e riportata dalla stampa, per accusare il santo Vescovo d’allora, mons. Beniamino Socche, di aver dato ordine ai preti di chiudere le porte delle chiese di città per impedire ai dimostranti di trovarvi rifugio. Nulla di più falso”. E ha poi precisato: “Specialmente la porta della chiesa di S. Francesco, prospiciente la piazza delle manifestazioni, veniva chiusa sempre, non soltanto quella volta, in occasione di qualsiasi dimostrazione politica, per evitare ogni profanazione. Ho ripetuto, è assolutamente falso che il santo Vescovo Socche avesse dato ordine ai sacerdoti di chiudere le chiese in quella circostanza”.

Così monsignor Iotti ha concluso: “Aggiungo che a quel tempo io ero curato della chiesa di S. Giacomo, in via Roma, di fianco all’allora sede dell’ospedale cittadino, che si sviluppava tra l’abside di S. Giacomo e la Questura, e ricordo bene che fu tenuta aperta la porta della chiesa e della canonica, e questo servì a portare aiuto a quanti non poterono essere assistiti dall’adiacente ospedale”.

Il breve intervento di don Cesare Frignani si è appuntato sulle gravissime accuse mosse contro il vescovo monsignor Beniamino Socche; “ora nuovamente, come già ho fatto con don Emilio Landini nel luglio 2010, smentisco nel modo più assoluto che il vescovo Socche abbia disposto la chiusura di tutte le chiese della città, impedendo che vi si rifugiassero dimostranti in fuga”.
E ha affermato “In particolare smentisco che la chiesa di San Francesco fosse stata chiusa per disposizione del Vescovo. Io stesso, allora, viceparroco (curato) in San Francesco, come in occasione di altre dimostrazioni a rischio di degenerare, ho deciso di chiudere le porte di quella chiesa”.

gar