La Provincia Cappuccina ricorda Padre Sghedoni

Avrebbe compiuto 96 anni lunedì prossimo, 28 luglio, padre Guglielmo Sghedoni, morto il 19 maggio scorso nell’infermeria del Convento reggiano dei Cappuccini. Era infatti nato il 28 luglio 1918 a Corlo (Modena) e il 12 luglio 1942, settantadue anni or sono, era stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Reggio dal vescovo Brettoni.

Padre Guglielmo è stata certamente una figura di rilievo sia nell’Ordine, dove raggiunse il ruolo di vicario generale, sia nella nostra Diocesi come vicario episcopale per i religiosi, predicatore e componente della segreteria del Sinodo.

La Provincia dei Frati Minori Cappuccini dell’Emilia-Romagna ha pubblicato un ampio e articolato profilo, che ripercorre le tappe della lunga vita religiosa, il generoso ministero sacerdotale, nonché le tante fatiche apostoliche che hanno contrassegnato il religioso.

Un capitolo affronta diffusamente il suo ruolo di “predicatore in pazza”, perché padre Sghedoni non mancò di partecipare alle vicende politiche italiane: nel 1948, su mandato del Sant’Uffizio, tenne animati comizi nelle diocesi di Ferrara, Comacchio e Modena per contrastare il comunismo.

Padre Sghedoni_Po_alluvionatiGeneroso fu il suo intervento in occasione dell’alluvione del Po a Gualtieri del 1951. Il 15 novembre padre Guglielmo, allora maestro dello Studio teologico dei Cappuccini di Reggio e professore di dogmatica, avuta notizia del disastro, sospese immediatamente le lezioni e con una decina di studenti teologici, scelti fra i più robusti, si recò sull’argine del grande fiume tra Boretto e Gualtier i per prestare assistenza. Una foto – che pubblichiamo – ritrae i Cappuccini reggiani in saio, corona del rosario e cordone, in piedi su una zattera impugnare energicamente i remi, intenti a soccorrere le popolazioni. La permanenza a Gualtieri degli “eroici religiosi”, come li definì il Vescovo di Guastalla, si protrasse sino al 20 dicembre.

Nel 1964, una nuova fase della vita del religioso: la fondazione della missione a Batangafò in Centrafrica. Poi gli anni trascorsi a Roma come vicario generale dell’Ordine e la convocazione, coraggiosa e non facile, a Taizé – sede di una comunità ecumenica – del Consiglio Plenario dell’Ordine, così da lui motivata: “un luogo umile, remoto, silenzioso dove gli uomini e soprattutto i giovani travolgono con l’esempio e insegnano, quasi costringono a pregare, con una preghiera che è tutta da riscoprire”.

Poi dal 1976 al 2011 l’intenso e tenace impegno nelle diocesi emiliane e nelle fraternità cappuccine; tanti ancora lo ricordano attraversare le vie di Reggio in bicicletta – rigorosamente da donna, indossando il saio marrone e il cordone che gli pendeva dal fianco.

Infine gli ultimi due anni nell’infermeria, continuando il suo servizio sacerdotale con quanti lo ricercano per consigli e confessioni, rimanendo sempre aggiornato sulla vita reggiana. Nel pomeriggio del 19 maggio scorso, padre Guglielmo concludeva la sua laboriosa giornata terrena, ricca di frutti.

g.a.rossi



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