PELLEGRINAGGIO ALLA CHIESA DI SANT’ALBERTO

Una trentina di terziari carmelitani, provenienti dalla parrocchia di Nostra Signora di Cagliari e da quella romana di Regina Mundi di Torrespaccata hanno fatto tappa venerdì scorso a Reggio nella chiesa cittadina di Sant’Alberto di Gerusalemme, guidata da mons. Eleuterio Agostini.
Partecipavano ad un pellegrinaggio che ha toccato diversi luoghi; Mortara, Bobbio, Vercelli, in cui il santo vescovo reggiano Alberto, nominato nel 1205 patriarca di Gerusalemme e legislatore riconosciuto dell’Ordine carmelitano, ha svolto il suo ministero. Con loro alcuni frati carmelitani, tra cui superiori della provincia italiana, padre Roberto Toni – originario di Castelfranco Emilia – e napoletana, padre Antonio Calvieri.
Nella moderna chiesa il vicario generale don Alberto Nicelli, che ha portato il saluto del vescovo Massimo, ha presieduto la concelebrazione eucaristica, concelebrata anche da don Eleuterio Agostini e da don Romano Zanni, superiore generale della Congregazione delle case della carità. In chiesa, assieme ai pellegrini, erano alcune suore carmelitane minori; la congregazione fondata da mons. Mario Prandi, si sta apprestandosi alla celebrazione del capitolo generale.
Ai piedi dell’altare è stata deposta una preziosa reliquia di San Giovanni Paolo II: lo scapolare che indossava sempre e che alla fine della Messa i celebranti e i fedeli hanno devotamente baciato.
Nell’omelia, don Nicelli ha sottolineato il prezioso ruolo svolto in campo ecclesiale e civile da Sant’Alberto, uomo di fede, assiduo nella preghiera, animato da un grande amore per la Paola di Dio, pacificatore di controversie, di cui la nostra diocesi si sta preparando a celebrare solennemente a settembre l’ottavo centenario della morte per mano di un uomo di chiesa che il vescovo aveva duramente rimproverato per la sua cattiva condotta.
Del patriarca di Gerusalemme, che mai poté entrare nella Città Santa perché occupata dai saraceni, ha poi evidenziato le doti di dolcezza e fermezza e soprattutto lo stile di servizio che ha sempre contraddistinto il suo ministero episcopale in Italia e in Terra Santa.

Giuseppe Adriano Rossi



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