L’amore ai tempi delle band. Il nuovo romanzo di Benedetta Bonfiglioli

Nell’intervista per La Libertà realizzata in Seminario nella primavera dell’anno scorso l’aveva preannunciato: “Nel 2014 dovrei pubblicare un mio romanzo di cui sono innamorata. Il titolo è ancora provvisorio. Anticipo solo che stavolta il protagonista sarà maschile, un musicista”.
Puntuale, la promessa si è avverata. Il libro è uscito alcuni mesi fa, s’intitola “My bass guitar” (Edizioni San Paolo, 200 pagine, 14 euro) e l’autrice è sempre lei, Benedetta Bonfiglioli da Correggio, che ha debuttato nel variopinto mondo della letteratura per ragazzi con “Pink lady”, edito ancora da San Paolo. Era il 2012.

Benedetta Bonfiglioli
Benedetta Bonfiglioli

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]S[/dropcap]e allora la storia era incentrata su Anna, adolescente con il problema di farsi notare dai genitori e di superare un lutto improvviso, in “My bass guitar” il primattore è un ragazzo di diciassette anni, Noah (guai a chiamarlo Noè), che la vita ha costretto a vivere da solo, sia pure con l’aiuto fondamentale di Zia Mare, vicina di pianerottolo. Ed è un bravo musicista, esattamente come la madre letteraria lo ha disegnato, nonostante lo strumento su cui il giovane compone le canzoni e viaggia con la mente non sia il basso che ammicca dalla leggiadra copertina e che in effetti Noah suona nei “Black hole” – la band dove canta anche l’amico per la pelle, Cristiano – bensì il romantico pianoforte con cui divide la sua stanza.

Per i nostri lettori, anche se è veramente un dettaglio di poco conto, diremo anche che Noah è uno di noi. Lo si legge in un rigo di pagina 171, verso la fine della storia, quando il ragazzo rientra in treno da un fortunato “talent show” (eh sì, il romanzo è moderno anche in ciò) a cui ha partecipato con il gruppo musicale ed è “l’unico a scendere a Reggio Emilia”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]M[/dropcap]a non è certo qui il cuore del libro, che dal basso elettrico mutua i toni bassi, a volte cupi, e insieme, però, la capacità di ritmare la vita tutte le volte che si ha il coraggio di prenderla in mano.
Noah stesso, come molti artisti del resto, è un personaggio che sta volentieri sulle sue, a tratti scostante, che va al liceo in autobus e misura il tragitto con le solite quattro canzoni e mezzo che gli passano gli auricolari “isolanti”, che la sera cena a latte e biscotti e ogni tanto si ritira sul tetto solo in compagnia dei suoi pensieri.
Naturalmente c’è l’amore, come ingrediente base della trama, ma prima anche la solitudine, la separazione e il divorzio, l’amicizia e le incomprensioni adolescenziali.

la copertina del libro
la copertina del libro

In molte pagine “My bass guitar” è un libro da grandi. Si mixano descrizioni ambientali e introspezioni spinte, periodi elaborati e dialoghi secchi, prose quotidiane e liriche di brani musicali famosi (almeno per i teenager), sviluppi prevedibili e sorprese poetiche.
La scoperta più bella, in questo microuniverso fragile ma energico, si rivela essere Lisa, la “ragazza nuova” che piomba nella classe con le sue meticolose gomme per cancellare, le matite per scrivere sul pentagramma del compagno di banco e… i suoi “occhi scritti in una lingua che Noah non conosce”.
In questa, come in altre frasi che potremmo estrapolare, c’è lo stile narrativo fresco e accattivante della Bonfiglioli, di cui una prova si era avuta anche l’anno passato, con il romanzo “Tutto il cielo possibile” pubblicato da Piemme e scritto a quattro mani con Luigi Ballerini (un’altra recente conoscenza del nostro settimanale).

Dopo il primo approccio decisamente ruvido tra i due coetanei, una svolta nella trama si verifica quando i “Black hole” iniziano a cercare una nuova voce femminile.
Ma c’è anche una finestra aperta sul rapporto problematico tra Noah e la madre colpita da un’infermità che annienta la memoria. Anche qui, c’è di mezzo la potenza del linguaggio musicale, una chiave a cui i ragazzi di oggi (come quelli di ieri, per il vero) continuano ad affidare non solo la fuga da un mondo che appiattisce e toglie l’aria, ma pure la ricerca del bello, dell’ideale e del permanente.
Lungi dal volere svelare altro dei 18 capitoli brevi in cui il romanzo si dipana, dirò che la perla di questa sorta di melodia in lettere, nascosta in un guscio talora ermetico di abitudini e di paure, è proprio il senso di positività di fondo che si respira sugli adolescenti e sui loro sentimenti. Certo, a patto che ci siano degli adulti disponibili ad ascoltarli senza pregiudizi.

Edoardo Tincani

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