– da “La Libertà” n. 4, dell’1 febbraio 2014 –
Abbiamo avuto modo in questi giorni di osservare le proteste studentesche seguite alla tragica morte del giovane studente Sylvester a seguito della caduta dall’autobus che da scuola doveva riportarlo a casa. Non c’è dubbio che di fronte alla morte, di un giovane in particolare e in circostanze così brusche ed improvvise, il sentimento che potrebbe per primo nascere nel cuore è quello della rabbia e della ribellione. Esattamente quello che si è visto nei volti e nelle parole dei numerosi studenti presenti alla manifestazione seguita alla morte del giovane.
(nella foto principale: un gruppo di studenti attraversa improvvisamente e imprudentemente la strada senza rispettare la segnaletica apposita – le strisce pedonali – né la regolazione del traffico predisposta con i semafori; una scena che si presenta spesso a molti automobilisti, in molte città, anche su strade trafficate e ‘pericolose‘.)
LA RICERCA AFFRETTATA DEL COLPEVOLE. Non c’è dubbio che la rete dei trasporti pubblici, anche per la drammatica situazione finanziaria dei consorzi di trasporto – che va di pari passo con la grande crisi economica del nostro Paese -, non sia un modello di efficienza e di qualità. Certamente però prendersela solamente con queste carenze come se fosse certamente lì la colpa e non prendere atto che ciò che è accaduto potrebbe essere stata un tragica fatalità, non legata a precise responsabilità, non è rendere ragione alla verità. Ho avuto modo alcune volte di osservare alla fermata dell’autobus di fronte alle scuole salite di giovani studenti che assomigliavano più ad assalti alla diligenza che non a rientri da scuola. Spinte, strattoni, scherzi, eccetera. Senza voler precorrere ciò che la magistratura dovrà nei tempi e nei modi dovuti accertare, mi sentirei di dire che forse questa tragica fatalità, questa vita così bruscamente e prematuramente troncata potrebbe essere il frutto di una serie di concause in parte dovute ai mezzi, in parte al sovraffollamento, ma forse in parte anche a quel pizzico di incoscienza che ogni giovane – e forse anche oggi ogni non più giovane – porta in sé. Protestare quindi così, avendo già davanti agli occhi dei colpevoli, senza imparare a fare un esame di coscienza e ragionare sui perché, sui molti perché, non mi pare corretto.
DIRITTI SÌ, DOVERI NO. È probabilmente il frutto educativo che stiamo trasmettendo ai nostri giovani: una società nella quale i diritti non corrispondono ad altrettanti doveri, nella quale i diritti vengono davanti ad ogni ragione. Bisognerebbe infatti chiedersi il perché nelle nostre città i servizi quale quello dei trasporti sono a volte carenti e inadeguati. E forse scopriremo che le carenze dei servizi, al di là della incapacità di molti politici, sono il frutto della non-solidarietà e della non-responsabilità che anima la nostra società. Se infatti il numero di soggetti che non pagano il biglietto è ancora elevatissimo, se usufruiscono di riduzioni persone e giovani i cui genitori viaggiano quotidianamente su costosissimi Suv, è evidente come il finanziamento possa poi divenire non adeguato e l’efficienza e la qualità degli stessi ne risenta pesantemente. Ma le proteste e le voci che si sono levate all’intorno di questo tragico evento non fanno altro che riflettere questo fenomeno. Il fenomeno di una società che vuole tutto, tutto subito, tutto senza fatica e, spesso, senza assumersi le relative responsabilità.
DIRITTI PER NOI, DOVERI PER GLI ALTRI. Tutti possediamo 1 o 2 cellulari, all’ultimo grido, siamo tutti pronti a protestare se il segnale non è adeguato e Internet non si capta bene, ma poi quando si tratta di accettare un ripetitore il nostro territorio non va mai bene. È sempre meglio quello del vicino. E così si potrebbe dire per tante cose, per tanti problemi. Inquiniamo, produciamo cumuli enormi di rifiuti però nessuno vuole che questi rifiuti, anche nella maniera più efficiente e corretta, vengano smaltiti o bruciati nel
suo territorio. È certamente un conto l’orrore di discariche abusive di sostanze tossiche nella “terra dei fuochi”, delitto indicibile, ma un altro conto è una discarica come quella presente a Poiatica, nel nostro territorio, fatta e gestita con i crismi della regolarità, senza
che mai il dato reale – e non l’emotività di qualcuno – abbia effettivamente segnalato un incremento di patologie e di mortalità nel territorio limitrofo.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]O[/dropcap]ccorre quindi un impegno forte per riprendere al di sopra di ogni opinione e di ogni azione quel senso di responsabilità e di solidarietà che aveva animato i padri fondatori della nostra Repubblica e senza il quale non ci sarà futuro per noi, per i nostri giovani e per uno Stato veramente a misura d’uomo, fondato – così come scritto sulla Carta costituzionale – sui valori della sacralità e inviolabilità del primato della persona e sul principio della solidarietà e sussidiarietà tra tutti.
Giuseppe Chesi