– da “La Libertà” n. 42, del 30 novembre 2013 –
“Il valore profondo di un’azione sociale sta soprattutto nella sua capacità di educare”: è un piccolissimo estratto dal primo Discorso alla Città di monsignor Camisasca (24 novembre 2013, festa di San Prospero), ma calza a pennello per presentare l’esperienza del Banco Alimentare e della Colletta nazionale che si tiene sabato 30 novembre nella sua XVII edizione.
Due giorni prima della festa del Patrono, tra l’altro, il Vescovo ha presieduto una Messa – in Seminario – coi volontari reggiani di questa rete solidale che in qualche modo rende visibile e concreto, anche a chi non crede, il volto provvidente di Dio.
Se su La Libertà del 23 novembre (a pagina 13) abbiamo presentato la Giornata nazionale 2013 della Colletta Alimentare, oggi ci soffermiamo sulla testimonianza di chi ha fatto nascere l’esperienza a Reggio Emilia e l’ha lanciata verso le dimensioni attuali, cioè crescenti. Anche le macchine organizzative più complesse, infatti, nascono spesso da minoranze creative e… di buona lena.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]C[/dropcap]ominciamo da due coniugi cristiani, Vanni Rinaldi e Laura Salerno, che condividono l’anniversario di nozze – il 7 dicembre – con quello di ordinazione episcopale di Camisasca. Lui è elettricista a Parma, lei educatrice d’infanzia in un asilo nido a Casalgrande; hanno tre figlie: Silvia, Letizia e Elisa.
Quando si sono sposati, nel 1996, la Colletta Alimentare doveva ancora nascere (sarebbe iniziata l’anno dopo), ma già era attivo il primo nucleo di animatori del Banco Alimentare.
Questa struttura di servizio, che all’estero – in particolare negli Usa – vanta esperienze simili già negli ultimi anni Sessanta del secolo scorso, in Italia è nata nel 1989, a Milano per la precisione, dall’incontro fra don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, e Danilo Fossati, il primo presidente dell’ex Star. Semplice l’intuizione di partenza: recuperare le eccedenze alimentari che l’industria comunque produceva per ridistribuirle agli enti che si occupano dei bisognosi. E anche molto in linea con il comando di Gesù che, nel vangelo, precede la moltiplicazione dei pani e dei pesci: “Date loro da mangiare”.
Con il tempo il Banco Alimentare Onlus ha aperto una fondazione praticamente in tutte le regioni italiane: oggi sono 21 le sedi, e dal 1992 quella dell’Emilia Romagna è a Imola, ma a Parma c’è un magazzino aperto tutto l’anno, con un minimo di personale per garantire la continuità del servizio.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]M[/dropcap]a dicevamo di Vanni e Laura. “Il Banco non è un ente in più, ma una realtà che si affianca alle associazioni che già operano sul territorio per i più bisognosi. Il primo anno, a Reggio Emilia, riuscimmo a coprire solo alcuni punti vendita in città, oggi i volontari sono oltre mille in tutta la provincia”, spiega Rinaldi.
C’è chi fa conoscere il Banco davanti ai supermercati offrendo volantini e buste per la Colletta, c’è chi sta in ufficio per alcuni mesi e organizza contatti e trasporti, c’è chi materialmente suddivide i generi alimentari negli scatoloni, etichetta, carica e scarica le derrate donate dalla gente… Quest’anno il punto di raccolta temporaneo dopo la Colletta, per la provincia reggiana, sarà un magazzino vicino a Villa Cella: con l’operazione di sabato 30 novembre potrebbero arrivarvi più di 70 tonnellate di cibo!
“Don Giussani ci ha educato a condividere il bisogno dell’uomo per condividere il senso della vita. Il desiderio di fare del bene è dentro di noi, l’uomo si compie nel donare. E per un bambino è immediato comprendere queste cose”, racconta Laura. Infatti quest’anno, per far conoscere la bellezza del Banco Alimentare nella scuola primaria frequentata da Elisa, Laura ha scritto una lettera ai genitori, firmandola insieme alla madre di una compagna di classe e partendo da quanto vissuto in famiglia.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]“C[/dropcap]ol tempo – dice – ci siamo rese conto che per i nostri figli il giorno della Colletta Alimentare era divenuto, quasi senza accorgercene, uno strumento educativo che ci ha aiutato a far capire loro, senza discorsi astratti, ma con l’esperienza, che condividere il bisogno di chi ha meno di noi rende più contenti”.
Dunque anche gli studenti o i bambini del catechismo, accompagnati dagli adulti, possono imparare a sentirsi più responsabili “facendo” qualcosa, trascorrendo nel contempo dei piacevoli momenti in compagnia. Gli scout di Guastalla, tanto per fare un esempio, hanno inserito la Giornata nazionale tra gli appuntamenti fissi del loro calendario di attività.
Lo spettacolo della carità, poi, è molto vario: si va dalla persona anziana che regala magari un prodotto solo con lo spirito evangelico dell’obolo della vedova, alla famiglia che viene appositamente a far spesa nel giorno della Colletta per riempire anche due carrelli. Per tutti, comunque lo si veda, è un gesto di speranza in un momento storico davvero faticoso da vivere.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]U[/dropcap]na delle menti organizzative reggiane è Matteo Formoso, 34 anni, direttore di una filiale bancaria; presiede l’associazione Amici Banco Alimentare Reggio Emilia, costituita nel giugno scorso insieme ad altri otto soci, con lo scopo non solo di attrezzare al meglio la Colletta, ma anche di promuovere le attività del Banco a livello culturale e territoriale. I controlli sugli enti convenzionati con il Banco e sulla destinazione dei beni raccolti, ci tiene a precisare, sono rigorosi e durano tutto l’anno. “Per motivi di riservatezza – spiega – non possiamo indicare i beneficiari dei generi raccolti, ma invitiamo sempre chiunque voglia vedere dove vanno a finire gli aiuti a presentarsi nel magazzino di raccolta il sabato successivo alla Colletta”. Le scorte durano sempre per diverse settimane, prima che gli enti riprendano la consueta via di Parma, una volta al mese.
“A Reggio Emilia – riprende Formoso – gli enti associati al Banco Alimentare sono 47. Dopo la Colletta, andando al magazzino, si trova la fila dei furgoni che ritirano la loro quota di viveri, ma la cosa bella è vedere che tutti aiutano tutti. E che ogni anno nuove persone vengono attratte da questa forma di volontariato”.
La crisi, ovviamente, acuisce le richieste.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]C’[/dropcap]è anche da dire che fino a ieri il Banco Alimentare, insieme ad altre sette associazioni, gestiva pure gli aiuti dell’Unione Europea tramite Agea, con finanziamenti relativi, ma che questo canale è stato chiuso, per cui in molte regioni d’Italia il Banco è andato in crisi a sua volta, rischiando il collasso. Per fortuna nelle realtà più virtuose – e Reggio Emilia è fra queste – gli aiuti provenienti dal fondo europeo erano meno del 50%, per cui il Banco si è rimboccato le maniche per supplire alle nuove povertà con le forze tradizionali: nel 2012 in Emilia Romagna sono state sostenute 831 strutture caritative, cioè quasi 145.000 persone.
Volti, non solo esigenze. Mani, non solo parole. La forza del Banco sono le relazioni personali. Ricordiamocene, quando sabato andremo a far spesa.
Edoardo Tincani