– da “La Libertà” n. 37, del 26 ottobre 2013 –
EDITORIALE.
Andiamo incontro a date importanti, per la Chiesa e per la comunità civile. Sono quelle dedicate alle visite ai cimiteri e al ricordo di chi non è più sulla terra. Eppure anno dopo anno l’atmosfera sospesa di queste giornate, avvolte dalla bruma d’autunno, è regolarmente guastata – senz’altro distratta – dalla propaganda per i rituali esoterico-consumistici di Halloween, la notte “stregata” del 31 ottobre. La giustapposizione tra le matrici cristiana e pagana di questa ricorrenza, importata dalla cultura celtica e anglosassone, ha origini storiche, almeno dacché papa Gregorio II, nel nono secolo, trasferì la festa di Ognissanti dal mese di maggio al 1° novembre.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]“G[/dropcap]ià si vedono nella nostra società i segni nefasti di questo mondo oscuro che cattura i giovani portandoli a vestirsi di nero, ad ascoltare la musica satanica, a frequentare locali dark, a tatuarsi i simboli del male. Esortate i vostri figli dicendo loro: vuoi giocare e divertirti con i demoni, il mondo di satana e della morte o invece scegli di gioire e far festa coi i Santi che sono gli amici simpatici e meravigliosi di Gesù?”. Lo scriveva sul Corriere Romagna di Rimini, cinque giorni prima di partire per la Casa del Padre, un prete santo come don Oreste Benzi, sacerdote non certo “bigotto” o di idee retrograde (a proposito, il 2 novembre è il suo sesto anniversario di morte).
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]E[/dropcap] un monito a non sottovalutare il potenziale negativo di Halloween viene pure da un recentissimo documento sulla “religiosità alternativa” curato dalla Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, di cui parliamo nel Primo Piano di questa settimana.
Il problema educativo bussa in queste ore all’uscio delle nostre case, ma ormai anche delle nostre parrocchie: party di Halloween sì o no?
Per aiutare i più giovani a discernere e a rispondere da adulti, sottolineiamo almeno la differenza abissale che corre tra i due modelli di festa. L’errore più grossolano, infatti, sarebbe sostenere che in fondo Halloween e Ognissanti-Defunti sono solamente due etichette diverse su prodotti analoghi. Halloween, stoltamente, esalta l’orrore e la morte fine a se stessa, inclusa quella eterna (il patto con gli inferi).

Invece quello che i cristiani si trasmettono di generazione in generazione non è l’eco paurosa di una brutta leggenda, ma la magnifica verità di una fede autentica.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]L[/dropcap]e date dell’1 e del 2 novembre, anche se una parla di santi e l’altra commemora i defunti, celebrano entrambe la vita! Nella prima giornata ricordiamo i nostri fratelli che già sono in Paradiso, al cospetto di Dio, e fin d’ora sappiamo che sono moltitudine; guai (per noi) se ci fermassimo alla schiera dei “vip”, i santi del calendario, i più famosi. Nella seconda data sostiamo a pregare per gli ospiti del Purgatorio, destinati comunque alla visione di Dio faccia a faccia. Dunque, pienamente innestati nella vita che non perisce più.
Ecco la verità da ripetere con i figli in questi giorni particolari: la morte, le tenebre non hanno l’ultima parola, anche quando sembrano ingoiare ciò che abbiamo di più caro: una persona che ci ha lasciato troppo presto, un giovane che muore uscendo di strada, la salute di un nostro caro che fino a ieri era il ritratto del benessere.
[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]C’[/dropcap]è anche un significato straordinariamente solidale: nell’epoca dell’individualismo esasperato e disperato (quanti suicidi, anche in provincia di Reggio Emilia, negli ultimi giorni!) i cristiani celebrano la bellezza della comunione tra vivi e trapassati, nell’attesa della resurrezione che verrà.
Edoardo Tincani