Ghiara, 8 settembre: la paternità del Vescovo come stile di governo

– da “La Libertà” n. 31, del 14 settembre 2013 –

Paternità, semplicità, servizio. Sono le parole chiave con cui il vescovo Massimo Camisasca ha imbastito la sua prima omelia dell’8 settembre, nell’amata Basilica della Ghiara, con l’annuncio dei nomi dei suoi più stretti collaboratori e l’apertura del nuovo anno pastorale. Un tempo in cui la nostra Diocesi tornerà in un certo senso alle origini, cioè al momento sorgivo della Chiesa stessa: l’incontro con il Risorto che genera la vita delle prime comunità cristiane. Lo farà meditando sugli Atti degli apostoli, il libro biblico scelto come guida per il cammino diocesano, e raccogliendo il tesoro della prima enciclica di Papa Francesco, Lumen fidei, in quest’ultima parte dell’Anno della fede.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]C[/dropcap]on l’omelia in prima persona di domenica sera il Vescovo ha voluto riprendere il discorso del suo insediamento, presentando all’assemblea diocesana l’essenzialità evangelica del suo mandato con la stessa umiltà – “Il mio progetto e programma è soltanto il desiderio di essere il più trasparente possibile di ciò che vuole il Signore” – e con una più profonda consapevolezza, maturata nei primi otto mesi di ministero episcopale.
Consapevolezza, anzitutto, di appartenere sempre di più a una Chiesa che fino a un anno fa non sapeva di dover incontrare; consapevolezza dei limiti e del poco tempo a disposizione; ma infine anche consapevolezza dei doni che il Signore non fa mancare a questa terra reggiano-guastallese, che ama praticare il precetto della carità (sono state citate le attività di Caritas, Case della Carità e Servi della Chiesa) e che viene sollecitata una volta di più, nell’anno appena cominciato, a non perdere di vista il “perché” del suo agire per il bene del prossimo. La dimensione che ciascuno sarà invitato a vivere o a riscoprire sarà perciò la visione della propria vita come una storia di salvezza, in cui aprirsi continuamente alle domande decisive e alle risposte che solo la luce della fede permette di conoscere.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]T[/dropcap]re le identità che Camisasca, durante il pontificale in Ghiara, ha applicato a se stesso quale apostolo di Cristo: profeta, sacerdote e padre. Si è soffermato sull’esigenza che la Chiesa, maestra di verità e madre di misericordia, “viva quella profonda riforma di cui necessita in ogni epoca della storia e che consiste nel farsi bella ad immagine del suo Signore e sposo. Più essenzialità nelle strutture e nelle opere, meno documenti, più tempo per il rapporto diretto con la gente”.
Il vescovo ha indicato il tratto fondamentale del suo modo di governare nell’essere padre: “La paternità è un’arte difficile, sempre in bilico tra la rinuncia e l’autoritarismo. Ogni giorno devo imparare dal Pastore buono come essere padre, devo trovare la giusta strada per esortare, per correggere senza demoralizzare, per imparare a parlare e a tacere, e quando devo parlare e quando devo tacere”.

DSC_0563

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]C[/dropcap]amisasca, che abiterà due giorni alla settimana in Seminario per dedicare molto tempo ai preti, ai diaconi e ai seminaristi, ha anche annunciato di voler indirizzare una parte privilegiata della sua azione all’incontro con i laici, in particolare con i giovani e le famiglie, e di voler istituire, con l’aiuto del Consiglio episcopale, una commissione preparatoria della visita pastorale che – dopo un congruo tempo di riflessione – avrà inizio nel 2015.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]A[/dropcap]lla fine dell’omelia il Vescovo ha parlato, con toni preoccupati, della scarsità del clero e delle vocazioni sacerdotali. Chiara la sua linea: “Dobbiamo dedicare la nostra riflessione alle parrocchie senza prete, alle unità pastorali, per vedere come rispondere alle necessità del nostro popolo”.
Anche per questo tutti noi siamo chiamati a guardare alle nostre parrocchie e unità pastorali con rinnovata riconoscenza, trovando insieme la volontà di verificare cosa in esse si possa cambiare o ridimensionare. Mettendo davanti a ogni opera la luce della fede e l’ascolto, negli Atti, delle ispirazioni che mossero le prime comunità di cristiani.

Edoardo Tincani



Leggi altri articoli di Chiesa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *