Fragilità dei matrimoni: occorre educare all’amore – Aperto a Modena, il 6 marzo, l’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico

– da “La Libertà” n. 10, del 16 marzo 2013 –

Il punto con mons. Vittorino Tazzioli, Vicario giudiziale. Continua il calo delle cause di nullità, rispetto agli anni precedenti, nelle sei diocesi della provincia ecclesiastica emiliana (da Modena a Piacenza).  L’attività del Tribunale Ecclesiastico nel 2012: 146 cause (in calo) dalle sei diocesi della provincia emiliana.  Parla monsignor Vittorino Tazzioli: c’è una diffusa «malattia della volontà».

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]A[/dropcap]ncora una volta, all’apertura dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano, facciamo il punto con monsignor Vittorino Tazzioli, il Vicario giudiziale, che commenta i dati e le tendenze, ormai comuni agli ultimi anni.
“Continua la diminuzione delle cause presentate; assistiamo ad un progressivo distacco tra la religiosità delle persone e il rispetto della legalità nella vita della Chiesa. La comprensione umana non può staccarsi dalla considerazione che viene a mancare il senso religioso della vita. è confermato anche l’aumento della litigiosità: il contrasto tra le parti è sempre più violento e crudo. Anni addietro il nostro tribunale poteva chiudere una causa in sei mesi, oggi ce ne sono alcune che proseguono anche oltre i tre anni. Di pari passo vanno anche le cause civili. Le persone si presentano cariche di rabbia: il fallimento dei rapporti affettivi e della vita di famiglia, anche se ormai è molto frequente e pare accettato culturalmente, in realtà crea ferite e drammi in persone che non hanno la capacità di sopportarli. Se poi si aggiungono motivi di rancore, allora si arriva ad estremi davvero difficili da vivere”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]“A[/dropcap] questo”, prosegue Tazzioli, “si aggiunge il progressivo venir meno del senso di responsabilità nella ricerca della verità, sia nelle parti che nei testimoni: rimandano le udienze senza ragione, non si presentano, anche con scuse di poco conto, allungando all’infinito i tempi delle cause. Leggo, in tutto questo, un effetto dell’individualismo esasperato, che è la cifra della società in cui viviamo, insieme alla mancanza di prospettiva. Il benessere del momento diventa più importante di ogni altra cosa”.
Si aggiunge un dato nuovo alla tendenza ormai consolidata: “Ci sono molte separazioni di persone anziane: non è più automatico invecchiare insieme”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]I[/dropcap]l tema del dolore e della frustrazione delle persone che si rivolgono al Tribunale torna attraverso le domande; è possibile, in qualche modo, difendersi e ripararsi? “Pensiamo all’anno appena concluso”, aggiunge il vicario giudiziale: “283 cause trattate, due parti ciascuna, almeno tre o quattro testimoni per ogni causa, uno o due figli per ogni matrimonio, i quattro genitori delle coppie in causa, gli interessi che si creano, le nuove relazioni, gli amici: non si valuta mai abbastanza il carico di sofferenza che una separazione porta con sé”.
“Come mi difendo?”, si chiede lo stesso monsignor Tazzioli. “Nella Messa quotidiana prego per tutte le persone che incontro lungo la giornata, perché negli anni ho capito quanto è grande il dolore che sperimentano. Negli anni ho imparato a conoscere sempre meglio ed a comprendere la fragilità dell’uomo; ho compreso che è facile sbagliare, nella fragilità attuale: le persone sono troppo esposte al provvisorio, che è sempre sofferenza, perché implica la delusione. E poi mi ritaglio il tempo per coltivare la musica e la letteratura”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]D[/dropcap]all’analisi delle cause di riconoscimento di nullità emerge il permanere di quelle che Tazzioli ha sempre definito le “malattie della volontà”. “Il mio impegno è sempre quello del rispetto della verità, nella sua ricerca. La morale riguarda l’amore, non le regole; le leggi concretizzano poi la morale. Serve una preparazione remota all’amore, al di là delle otto sere prima del matrimonio. La vita è amore – ricorda appassionato don Vittorino – e per vivere bene è necessario amare ed essere amati”.

Mariapia Cavani

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Esclusione dell’indissolubilità e della prole le principali cause di nullità

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[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]A[/dropcap]lcuni numeri: 146 le cause entrate nel 2012, 137 quelle pendenti dall’anno precedente.
Da Carpi 8 cause presentate, 7 da Fidenza, 55 da Modena, 17 da Piacenza (erano 45 l’anno precedente, il calo più significativo); 28 da Parma e 31 da Reggio Emilia. A fine anno, 283 cause trattate complessivamente, 152 definite con sentenza: di esse 146 affermative e 6 negative. Tre le cause abbandonate o sospese, 155 quelle espletate complessivamente; ne restano 128 pendenti a fine anno.
Per quanto riguarda le motivazioni delle sentenze di nullità, esclusione dell’indissolubilità del matrimonio (concesso 74 volte come capo di nullità) ed esclusione della prole (55 volte) si confermano come le ragioni prevalenti, seguite da quelle che don Vittorino definisce le “malattie della volontà”, ovvero il difetto nella discrezione del giudizio (decretato 67 volte) e l’incapacità psichica di assumere gli oneri del matrimonio (64).
Si tratta di persone incapaci di capire che cosa è il matrimonio cristiano, oppure, anche se lo capiscono, di viverlo appieno. I periti del tribunale sono fondamentali per definire questi capi di nullità.

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Il caso serio del matrimonio-sacramento

La prolusione del vescovo di Reggio Emilia – Guastalla Massimo Camisasca all’apertura dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]“L[/dropcap]ungi dall’essere istituti del passato da difendere, il matrimonio e la famiglia sono un’opportunità del futuro da riscoprire”. È uno sguardo positivo quello che il neo-vescovo di Reggio Emilia-Guastalla Massimo Camisasca porta nel Seminario di Modena nella mattinata di martedì 6 marzo.
L’occasione è l’apertura dell’anno giudiziario 2013 del Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano. Nella sua prolusione, intitolata “La famiglia: problematiche pastorali e canonistiche”, il presule cita il magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e spazia da fonti antichissime, in primis la Genesi, ai moderni social network. Cosa c’entrano? Per contestare la mentalità corrente, che vedrebbe nel matrimonio la tomba della libertà individuale, Camisasca richiama l’intima natura dell’uomo, chiamato alla comunione; in ciò, tanto le parole dell’autore sacro – “Non è bene che l’uomo sia solo” – quanto l’uso delle reti sociali, per quanto a rischio compulsività, sono indicatori di “un’insopprimibile tensione alla relazione” che è presente in ogni essere umano. Ecco allora che “la decisiva importanza del matrimonio e della famiglia per la vita felice di ogni persona” nasce da un radicale desiderio d’amore della persona.
Il matrimonio è presentato come ‘casa’ del vero amore e nel contempo come vincolo “capace di superare la labilità dei sentimenti e di consolidare l’unità” alla quale i coniugi tendono, dopo che essi, attraverso le affinità elettive, abbiano scoperto di essere fatti l’uno per l’altra.

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[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]P[/dropcap]oi i punti fermi, da ribadire. Uno è questo: l’indissolubilità del patto coniugale si fonda sull’irrevocabilità del consenso, consenso che “inaugura un amore unico e indissolubile, fedele ed esclusivo. Anche qui non si tratta di un indebito intralcio alla libertà dei coniugi. No, l’amore e la libertà hanno bisogno della fedeltà”, spiega Camisasca.
Ancora, il matrimonio tra due battezzati è un Sacramento. Quanti partner oggi lo danno per scontato?
Il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla tocca così un altro nervo: la preparazione al matrimonio cristiano – “amore e fedeltà non si possono improvvisare” – attraverso “un cammino che introduca i fidanzati all’amabilità e alla praticabilità della fedeltà”. Bene il tempo del fidanzamento, bene i corsi prematrimoniali, ma senza troppo nozionismo. Per il relatore c’è bisogno di guidare i nubendi “alla bellezza della fedeltà, alla fecondità del sacrificio di sé per il bene dell’altro, al compimento che si sperimenta donandosi”.
Allo scopo, se “è molto importante la testimonianza e la compagnia viva di quanti li precedono in questa decisiva esperienza”, è fondamentale “che un sacerdote li conduca ad una profonda conoscenza della loro nativa vocazione all’amore e della loro capacità di impegnarsi con essa, l’uno rispetto all’altra”, per cui è necessario “esaminare accuratamente le disposizioni dei candidati, la loro retta conoscenza del matrimonio e dei fini che gli sono propri e verificare”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]I[/dropcap]n questo passaggio della prolusione, monsignor Camisasca si esprime con estrema chiarezza e in un registro che potrà apparire severo alla “vulgata” degli annullamenti rotali facili da ottenere, diffusa anche in ambienti ecclesiali. Il problema è che spesso si corre ai ripari troppo tardi, quando i fidanzati sono ormai divenuti coniugi e “troppo facilmente essi invocano la dichiarazione di nullità matrimoniale”.
L’errore, di concetto e talora di prassi, sta nell’equazione tra matrimonio “fallito” e matrimonio nullo. Eppure – seguita il relatore – “un matrimonio può essere celebrato in modo valido con piena libertà e coscienza e da persone abili, ma poi avere un esito infelice a causa di un cattivo impegno della libertà degli sposi e di un fraintendimento di cosa sia la realtà della vocazione. Non dobbiamo assolutamente confondere queste due realtà, pena il fatto di arrivare a concedere una dichiarazione di nullità di matrimonio solamente perché la parte o le parti l’hanno chiesta”.
Tasti dolenti, ma meglio che risuonino per tempo.
“Talora capita – annota ancora Camisasca – che la dichiarazione di nullità di un matrimonio laceri la coscienza di un coniuge, soprattutto se incolpevole, e ne provochi un grave scandalo. Si tratta del caso in cui uno dei due ha sinceramente dedicato tutto se stesso nel matrimonio, quando – dopo molti anni – viene a sapere che esso non è mai esistito perché al momento del consenso mancavano le condizioni necessarie nell’altro. Ora, ammesso che il processo di nullità si sia svolto coscienziosamente, occorreva comunque vigilare più attentamente nel corso dell’esame prematrimoniale”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]N[/dropcap]ella seconda parte della prolusione Camisasca si sofferma sulla fecondità come un fine del matrimonio (dopo il bene dei coniugi), individuando la più radicale causa della denatalità nella paura: “La paura del presente e del futuro, di non sapere educare, di non sapere accompagnare i figli verso il loro domani; di perdere il tempo libero per sé, per il proprio relax e la propria comodità”. Ma “non può esserci fecondità senza riconoscimento della positività della vita”, mentre “contraccezione e aborto rappresentano una grave offesa alla connaturale apertura alla vita di ogni vero amore”.
Infine, Camisasca ricorda che è dovere degli sposi educare i figli, cioè introdurli alla vita dopo averli messi al mondo. “Occorre che i genitori accompagnino i loro piccoli a scoprire sempre di più la realtà delle cose, a levare il velo che le nasconde per attingere al loro significato, a Dio”; e che li conducano ad un rapporto personale con il Signore “attraverso la preghiera del suo popolo” e l’incontro con “amici che ne evochino la presenza buona”.
Se si crede, secondo la definizione della “Christifideles laici”, che la famiglia è “il luogo primario di umanizzazione della persona”, la sua libertà di educazione rimane decisiva come fonte di bene e di crescita per tutta la società.

e. t.

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