La prima parola che voglio dire è di ringraziamento a Dio per averci concesso questo Papa, per averci donato la sua profondità intellettuale e spirituale, la sua finezza d’animo, la sua umiltà. Io personalmente devo molto a lui. Gli sono grato per l’affetto che ha sempre dimostrato per la mia persona.
L’annuncio delle dimissioni che il Papa ha dato l’11 febbraio al concistoro dei Cardinali mi riempie di silenzio e di preghiera. Di silenzio perché sono consapevole di partecipare a un momento grande della storia della Chiesa. Essa infatti è segnata soprattutto dal rapporto di ogni uomo con Dio, dall’adesione alla sua volontà.
Il Papa, nella profondità della sua coscienza cristiana, ha percepito che rispondere oggi a Dio significava per lui ritirarsi. È una scelta drammatica e, nello stesso tempo – ne sono sicuro -, apportatrice di pace per il suo animo credente. Esce così dalla scena del governo della Chiesa un grande Papa, che verrà ricordato per tante ragioni.
Alla morte di Giovanni Paolo II, dopo 27 anni di magistero incisivo e planetario, tutti ci chiedevamo: “Chi potrà succedere a un simile Papa? Chi potrà imprimere un suo stile dopo una tale altezza di presenza e di parola? Benedetto XVI, con grande umiltà, ha saputo disegnare una sua linea di interpretazione del sommo pontificato.
Una linea che è passata attraverso la catechesi. Egli verrà ricordato nei secoli, a mio parere, come un nuovo Leone Magno, un nuovo Gregorio Magno, un vescovo che ha saputo introdurre i cristiani in una visione profonda e sintetica dell’esperienza della Chiesa, mettendo al centro di essa la liturgia e la preghiera.
Benedetto XVI è stato un Papa che ha svelato la carità come contenuto della fede. Lo ha detto nel messaggio per la Quaresima e mostrato con questo suo ultimo atto di governo.
Egli ha espresso ciò che è essenziale nel cristianesimo: il legame con la Tradizione, la centralità della liturgia, la necessità della grazia che salva, la superiorità della vita personale di fronte ad ogni burocrazia o sovrastruttura.
Nello stesso tempo egli ha parlato a tutti gli uomini, mostrando la grande stima che il cristianesimo ha della ragione umana e combattendo contro ogni riduzione di essa. Il Logos è il cuore del cristianesimo: è questo il principio che combatte ogni assolutizzazione politica della religione. Ha posto continuamente sul tappeto il tema della convivenza tra i popoli e le religioni.
Inizia ora un tempo di preghiera nella Chiesa, affinché sia concesso dallo Spirito di Dio un nuovo Papa che sappia continuare l’opera dei suoi predecessori con la santità che i papi del Novecento hanno saputo incarnare in modo così mirabile.
+ Massimo Camisasca
Reggio Emilia, 11 febbraio 2013