Intervista a Mons. Ghizzoni alla vigilia del suo Ingresso a Ravenna – Cervia: “Sono inviato come «apostolo»…”

– da “La Libertà” n. 2 del 19 gennaio 2013 –

Domenica scorsa ha risposto al saluto riconoscente di monsignor Adriano Caprioli, di cui è stato vescovo Ausiliare per sei anni e mezzo. Ora monsignor Lorenzo Ghizzoni si prepara all’ingresso a Ravenna-Cervia come Arcivescovo metropolita, con la prima Messa che presiederà nella Cattedrale ravennate alle 15.30 di domenica 20 gennaio. Invariato il motto, “In sapientia Crucis pax”, qualche piccolo cambiamento è stato necessario nello stemma episcopale. Ad accompagnarlo, oltre al Vescovo Massimo Camisasca e all’Emerito Caprioli, ci sarà un buon numero di fedeli diocesani.

Lo stemma Arcivescovile di Mons. Lorenzo Ghizzoni
Lo stemma Arcivescovile di Mons. Lorenzo Ghizzoni

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]P[/dropcap]rima del congedo, l’Arcivescovo Lorenzo ha accolto la richiesta di un’intervista per La Libertà, tra consuntivo del suo servizio reggiano e sguardo aperto sul futuro che lo attende.

Monsignor Lorenzo, domenica 20 gennaio farà il suo ingresso come Arcivescovo nell’antica Chiesa di Ravenna-Cervia. Con quali sentimenti – nei confronti dei reggiani che lascia e del nuovo gregge va ad incontrare – sta vivendo questo passaggio?

Prima di tutto lascio la Diocesi che mi ha dato i natali, la fede e ha custodito la mia vocazione, con un senso di forte gratitudine. Devo ringraziare i Vescovi Adriano e Massimo, i presbiteri, i diaconi, i collaboratori più stretti della Diocesi, i tanti laici impegnati a vario titolo negli organismi pastorali, negli uffici pastorali, nella curia, in seminario, le consacrate e i consacrati, per quello che ho ricevuto in questi anni. E non devo dimenticare i miei familiari, anche quelli non più presenti, e gli amici: anche da loro ho ricevuto moltissimo, in termini di vita, affetto, testimonianza cristiana.

Il futuro: come vive l’attesa del nuovo impegno ecclesiale?

Devo dire che quando sono diventato sacerdote ho vissuto il mio impegno con la Chiesa particolare nella quale sono nato e grazie alla quale sono cresciuto con una certa naturalezza, così anche da Vescovo ausiliare: lavoravo in casa! Oggi, con l’incarico a Ravenna–Cervia, sono mandato ad un’altra Chiesa come “apostolo”, cioè “missionario”, per annunciare il Vangelo in un altro contesto umano, sociale, culturale. Mi devo rendere disponibile ad un processo di assimilazione che comporterà il lasciare linguaggi, atteggiamenti, scelte abituali, per scoprire e assumerne dei nuovi. E questa dimensione missionaria della chiamata episcopale, con la sua novità, mi sta attraendo e convincendo sempre di più.

La dimensione missionaria è ben presente nella nostra Chiesa…

Non per caso, ma per grazia di Dio, ho fatto un’esperienza illuminante nelle missioni reggiane. In Madagascar, in Brasile, in India, in Albania, ho toccato con mano come il Vangelo sappia far fiorire in modi stupefacenti comunità cristiane capaci di scelte e cammini ricchi di fede e di carità, dove non te lo aspetteresti. Lì ho visto come la potenza della Parola di Dio e della Grazia ci precede e ci coinvolge oltre ogni ostacolo o limite.

Quindi si aspetta di trovare una Chiesa viva…

So che nella diocesi di Ravenna – Cervia ci sono parrocchie vive, cammini spirituali, iniziative pastorali e soprattutto un grande impegno nella carità, di cui sono segni importanti l’Opera Santa Teresa, fondata da don Angelo Lolli meno di un secolo fa – una specie di grandissima Casa della Carità, per intenderci – e anche le Caritas , le cooperative sociali, eccetera. Io sono mandato per essere pastore, maestro, padre e soprattutto servo, per contribuire ad edificare la Chiesa, ma so di trovare all’opera tanti doni dello Spirito del Risorto; e probabilmente sarò più io che loro ad essere edificato, ammaestrato, rinnovato nella fede e nella carità. Per questo attendo con speranza di entrare a farne parte.

ringraziamento e saluto a Mons. Ghizzoni Curia 16 genn 2013 - 2

Mons. Ghizzoni ha ricevuto il Saluto e il ringraziamento della diocesi nella tarda mattinata di mercoledì 16 gennaio in Curia. Ecco due scatti da quel momento conclusosi con un buffet offerto - presso la Mensa del Vescovo - a tutti i sacerdoti, i diaconi, gli operatori diocesani e gli amici presenti.
Qui sopra, e a fianco: Mons. Ghizzoni riceve il Saluto e il ringraziamento della diocesi, mercoledì 16 gennaio 2013 in Curia a Reggio Emilia. Ecco due scatti da quel momento conclusosi con un buffet offerto – presso la Mensa del Vescovo – a tutti i sacerdoti, i diaconi, gli operatori diocesani e gli amici presenti.

Ma quali sono le “lezioni” principali che ha ricevuto dalla Chiesa reggiano-guastallese, come cristiano e come vescovo?

Come ho già detto domenica scorsa, devo io ringraziare questa Chiesa per i suoi doni dei quali mi ha fatto partecipe: la Parola di Dio, la fede, le testimonianze dei miei familiari, di laici, preti e religiose, la carità diffusa, le missioni, la ministerialità, l’impegno educativo, le vocazioni… e poi tutti gli eventi ecclesiali e la presenza negli organismi diocesani: ho potuto partecipare da vicino ai momenti importanti di questa storia di salvezza che si è realizzata in piccolo nella nostra diocesi e ne ringrazio il Signore.

E tra le persone chi ricorderebbe? 

Uno per tutti, ringrazio soprattutto il Vescovo Adriano che con pazienza paterna mi ha fatto fare il tirocinio, l’apprendistato, dal vivo, in un dialogo sempre arricchente e originale, illuminante. E per il suo rispetto verso le persone, la sua cura a non rompere la comunione a costo di qualche inconveniente personale con quelli, pochi, che non corrispondevano alle sue attese. Non ho imparato tutto quello che potevo, però ho visto tanto e spero che quando ce ne sarà bisogno riemergano i tratti che più ho apprezzato.

Con quali attese e proponimenti – su se stesso e sulla nuova Chiesa che il Papa le ha donato – si accinge a iniziare il ministero di Arcivescovo a Ravenna?

Se dovessi scegliere delle dimensioni della pastorale che adesso mi paiono importanti per il pochissimo che so della realtà ecclesiale che mi attende, direi: l’impegno per l’unità della Chiesa e nella nostra Chiesa particolare, la missionarietà, la pastorale vocazionale a tutto campo; tra le persone a cui rivolgersi: i lontani e gli allontanati, i poveri, i giovani, le giovani famiglie. Ma non si possono fare progetti o indicare priorità vere se non dopo un periodo significativo di presenza nella vita di una Chiesa, anche per assumere tutto quello che già è stato pensato e fatto in questi anni. Spero che tutti i collaboratori più impegnati della diocesi e delle parrocchie continuino a dare il loro contributo e a mettere a frutto i loro doni con generosità e con gratuità, che sono due segni evangelici forti.

 

Edoardo Tincani



Leggi altri articoli di Chiesa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *